Lo psicoanalista e saggista Massimo Recalcati ha commentato, al Social Festival Comunità Educative alle Gallerie d’Italia di Torino, come riporta La Stampa, la recente ondata di violenza nelle scuole, venuta alla luce soprattutto dopo il caso della studentessa di dodici anni che, alle porte di Roma, ha accoltellato un suo compagno di classe perché aveva fatto la spia.
“Ripristinare l’autorità è impossibile, ma bisogna ripensarla. La risposta breve è quella reazionaria invocando Dio, patria e famiglia come in tutti i fondamentalismi. L’Occidente invece ha il compito di riempire l’autorità in modo nuovo senza tornare indietro. Ma come faccio a farmi ascoltare se il mio ruolo simbolico di insegnante non è più sufficiente? Bisogna ripartire dalla parola, dall’interesse, dalla sfida allo smartphone per mostrare con la propria azione quotidiana, con una semina di lungo periodo, che questa vita può essere vissuta con desiderio”, ha detto.
“Il bullismo si diffonde nonostante le regole perché non c’è senso della legge nelle famiglie e nelle istituzioni. E anche qui non serve un bastone per riportarlo, ma un incentivo. La violenza, non solo per le guerre ma in generale, ha preso il posto della parola. Dove c’è violenza c’è sempre debolezza della parola, della politica, della democrazia. La scuola dovrebbe imporre la legge della parola e la rinuncia della violenza. La democrazia non a caso è il lutto dell’uno, è fatta di continui passaggi attraverso il discorso degli altri, è fatica”, ha aggiunto.
Ed ecco il riferimento alla scuola: “Un Paese si giudica da come tratta la scuola e il nostro la tratta male. Ci sono stati tentativi di riforma, ma di fatto il mestiere dell’insegnante gode di poco prestigio. Viviamo una proletarizzazione e un disconoscimento di questa professione, come per gli operatori sanitari. Detto ciò devo dire che io farei una selezione meritocratica per allontanare quegli insegnanti indecenti che anche i miei figli hanno avuto. Bisognerebbe affrontare un certo conservatorismo anche sindacale. E quando c’era il governo Renzi si perse l’occasione di una riforma che coinvolgesse gli insegnanti con degli stati generali”.
Poi, sulla riforma del voto in condotta: “Viene sostenuto dal ministro Valditara, che non gode di particolare mia stima e ammirazione, ma è giusto. Il rispetto deve avere un valore. Un pensiero di destra? No, ovvio. È sufficiente a considerare Valditara illuminato? Neppure. Un sindaco che si occupa di sicurezza è di destra? Neanche, per esempio a Milano c’è un problema enorme con Sala che io ho votato e che non si assume completamente la responsabilità di questo problema. Se si vede l’esercito in strada è militarizzazione? No, solo sicurezza. Eppure meritocrazia e sicurezza sono ancora tabù per parte della sinistra”.
Infine Recalcati ha parlato del ruolo del maestro: “L’autorevolezza di un maestro non dipende dall’esercizio di un potere, ma dalla sua capacità di illuminare. L’altro significato della scuola è accendere il desiderio, fuochi o il fuoco del desiderio. Non è dispensare nozioni, ma mettere in movimento la vita, renderla viva. Possiamo fare l’elogio di un maestro quando la sua azione non si limita a trasmettere sapere, bensì mette in moto la vita”.
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