Sulla carenza di giovani specializzati nelle materie scientifiche, le indagini d’oltre confine confermano quello che sapevamo: a fronte di un’elevata domanda di profili tecnico-scientifici, continuano ad esservi pochi laureati in discipline Stem. E l’Italia è una delle porta bandiera di questa carenza, con appena un “dottore” ogni quattro che conclude l’Università con un profilo attinente all’ambito disciplinare scientifico. E anche tra i candidati al concorso per diventare docenti nelle materie Stem, alle superiori, la preparazione non sembra adeguata, almeno a guardare i dati dell’ultimo concorso, quello straordinario, che ha visto punte del 90% di partecipanti subito esclusi dopo la prima prova scritta.
Rispetto a Spagna, Malta, Grecia, Uk, Francia e Germania, dove la media è del 26% di laureati in Science, technology, engineering and mathematics, la percentuale in Italia scende al 24,5% e, ancora di più, tra le donne: solo il 15% ha scelto di studiare queste materie.
Ne consegue che in Italia quasi la metà delle aziende (ben il 44%) hanno già avuto difficoltà a trovare candidati con formazione Stem.
I dati, pubblicati in settimana, sono dell’Osservatorio Stem, promosso da Fondazione Deloitte e dal Programma di Politiche Pubbliche di Deloitte, basato sulla somministrazione di 2.650 interviste a studenti, giovani occupati, Neet e 26 approfondimenti con esponenti del mondo accademico e dell’imprenditoria di sette Paesi (Italia, Grecia, Malta, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito).
Uno dei problemi è la cronicità del fenomeno: negli ultimi 5 anni, spiega l’Osservatorio, la situazione è rimasta pressoché immutata.
Il ritardo rimane notevole: in Germania 4 laureati tedeschi e 2 laureate tedesche su 10 possiedono un titolo di studio tecnico-scientifico.
Secondo gli intervistati, la disaffezione per queste discipline inizia a presentarsi nei gradi di istruzione inferiore e si riflettono in particolare nel passaggio dalla scuola superiore all’università. Tale transizione è considerata “difficile” da almeno il 30% degli intervistati: il 41,6% degli studenti, infatti, lamenta la mancanza di adeguate figure di riferimento per l’orientamento.
Sempre secondo l’Osservatorio Stem, i giovani si trovano poi a combattere contro vecchi stereotipi, secondo cui queste discipline risultano più complesse ed onerose. E rimane in vita il tabù che siano non adatte alle donne.
C’è da dire, però, che il basso numero di giovani interessati alle materie tecnico-scientifiche non è solo dovuto ad un errato approccio culturale.
Gli stessi dati Invalsi 2022, ci hanno detto che rimangono alti i numeri della dispersione implicita, con un’alta percentuale di allievi italiani che conseguono la maturità non è in possesso delle conoscenze e competenze minime, e che la matematica rimane la bestia dei nostri studenti al punto che la metà risulta non sufficiente e solo il 50% raggiunge il livello 3, che corrisponde alla sufficienza.
La domanda da porsi, quindi, è la seguente: certe discipline, come Matematica e Fisica, sono effettivamente difficili da apprendere oppure c’è dell’altro? Potrebbe esistere un problema di metodo d’insegnamento, troppo schematico e poco empatico? Oppure si tratta semplicemente di una riluttanza di fondo da parte di nostri giovani verso queste materie, che quindi anche a casa vengono studiate in modo sbagliato?
Il dibattito è aperto. Nel frattempo, le aziende continuano a cercare con insistenza questi profili. Un paradosso, se si pensa all’alto tasso di disoccupazione e al record italiano di Neet.
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