Chi avrebbe, oggi, il coraggio di sostenere che gli strumenti informatici, il Web, le centinaia di applicazioni didattiche presenti sul mercato non siano utili per rendere più efficace il percorso di apprendimento degli alunni? Chi avrebbe, oggi, l’ardire di considerare inutili, se non addirittura dannosi, i tablet che in questo periodo di didattica a distanza sono stati abbondantemente distribuiti in tutte le scuole agli alunni più bisognosi?
Ci ha pensato, dall’autorevole tribuna del quotidiano francese Le Monde, l’economista Jean-Pascal Gayant. Docente in varie università francesi, in un suo recente articolo ha affermato che la scuola deve recuperare la sua identità di spazio di disintossicazione digitale. Altro che fibra, super connessione, LIM e computer per tutti. Secondo il docente di Scienze economiche, occorrerebbe piuttosto tornare al gesso e alla lavagna, in quanto – a suo dire – in particolar modo la matematica esce profondamente penalizzata dal passaggio al digitale.
Lavagna e gesso più efficaci dei tablet?
Il ricorso ad applicazioni o a video proiezioni di dati pre-scritti è – a giudizio del professore Gayant – una metodologia molto meno efficace rispetto alla scrittura personale, a mano, alla lavagna, dove l’alunno scriverà le sue ipotesi, risolverà le sue equazioni e illustrerà graficamente funzioni, insiemi e loro interazioni. A sostegno della sua idea, Gayant adduce una “prova” che sembrerebbe inattaccabile: nella rilevazione Trends in International Mathematics and Science Study (Timss) realizzata a dicembre 2019 su un campione di circa 8.000 alunni tra elementari e medie, la Francia si è classificata ultima tra i Paesi dell’Unione Europea, con risultati molto simili a quelli della Romania.
La parola ai nostri docenti
Abbiamo chiesto a Lidia Sole, docente di matematica e fisica in un liceo palermitano ed esperta di didattica digitale, cosa ne pensa di quella che a prima vista sembrerebbe una provocazione, un’idea nostalgica di ritorno a un insegnamento e a degli strumenti – la lavagna e i gessetti – che credevamo di esserci lasciati alle spalle per sempre: devo dire che non sono d’accordo con il professor Gayant. Oggi esistono centinaia di app e piattaforme perfettamente adeguate all’insegnamento/apprendimento della matematica. Le tavolette grafiche o i tablet con superficie touch, poi, sostituiscono perfettamente il concetto di gesso e lavagna”. Più in generale, comunque, la professoressa Sole ritiene che l’insegnamento assistito dalle nuove tecnologie costituisce una sfida per gli insegnanti di tutte le discipline. La maggior parte ha raccolto questa sfida rivoluzionando il proprio approccio metodologico, cambiandone i paradigmi, e questo vale anche per gli insegnanti di matematica.
Resta, tuttavia, nel nostro immaginario collettivo, che “la matematica non sarà mai il mio mestiere”; resta, tra i nostri alunni, un’idea di matematica-orco cattivo, la materia più ostica in assoluto, quella che ti passare notti insonni ed estati a studiare.
Uno stereotipo difficile da estirpare oppure è necessario un ripensamento complessivo della didattica di questa disciplina, tenuto conto che anche i nostri alunni – come i francesi – non brillano, in genere, nelle indagini internazionali?