Subito dopo la pubblicazione dei risultati dell‘annuale Rapporto Invalsi, avvenuta quest’anno all’inizio di luglio, come ogni anno, si ragiona sulla didattica della matematica visti i risultati, spesso molto negativi, degli studenti italiani, carenti in questa disciplina.
Sembra quasi ormai normale, come se si trattasse di qualcosa che non può essere cambiato: non andare bene in matematica è praticamente uno status, di cui andare fieri. Su questo ha riflettuto lo scrittore Maurizio Tucci, nelle pagine de Il Corriere della Sera. Ecco le sue parole:
“La matematica nella nostra ‘cultura’ umanistica è sempre stata considerata un po’ di serie B rispetto ad altre discipline. Non tanto come importanza in astratto (anzi, sempre grande ammirazione per i matematici), ma come conoscenza indispensabile nel bagaglio culturale individuale”.
“Essere bravi in matematica è sempre stato considerato come una sorta di peculiare originalità un po’ da nerd. Ma c’è di più: anche autorevoli esponenti della nostra cultura (questa volta senza virgolette) non si sono mai sentiti in imbarazzo nel proclamarsi dei veri somari in matematica, cosa che difficilmente avrebbero detto riguardo ad altri ambiti del sapere, anche più di nicchia rispetto alla matematica”.
“Anzi, il proclamarsi somari in matematica risulta spesso una sorta di simpatico vezzo; tanto le cose importanti sono altre. Per capire quanto questo atteggiamento sia di un provincialismo assoluto basta guardarsi un po’ in giro nel mondo. Proclamarsi somari in matematica in Asia (dove non sono proprio quattro gatti) o in India, equivale a darsi, da solo, del deficiente allo stato puro”.
“L’importanza che la scuola dà alla matematica è certamente maggiore rispetto a ciò che avviene da noi dove il liceo scientifico è certamente più gettonato, in termini di iscrizioni, rispetto al liceo classico, ma nell’immaginario è sempre un passo dietro”.
“E, seppure i diretti interessati non lo ammettono, anche in un liceo scientifico il prof di lettere e quello di matematica non sono percepiti – salvo le ovvie eccezioni – allo stesso modo. E non per preparazione o bravura, ma per un alone di autorevolezza che prescinde dalla persona ed è generato dalla materia. Ma perché questa sorta di collettiva ‘distanza’ dalla matematica? In sostanza: se non devo fare l’ingegnere a che mi serve la matematica? Ma nessun ingegnere menerebbe vanto di non sapere cos’è la Divina Commedia. Retaggi storici e culturali”.
Già a partire dal ciclo primario si evidenzia una considerevole differenza di opportunità di apprendimento in Matematica che si riverbera anche sui gradi scolastici successivi e interamente a svantaggio delle regioni meridionali.
La differenza tra le scuole e le classi delle scuole nelle varie aree territoriali del Paese è molto forte soprattutto al Sud in Matematica.
Alla secondaria purtroppo al Sud e Sud e Isole non si raggiunge facilmente il traguardo indicato: si passa dal 64% degli studenti al Nord al 39,5% al Sud in Matematica. I risultati fortemente eterogenei a danno del Mezzogiorno che si riscontrano in V primaria si acuiscono al termine del primo ciclo d’istruzione.
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