Una novità per il congedo maternità. Al lavoro fino al nono mese di gravidanza per le mamme lavoratrici.
Alle lavoratrici viene garantita la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l’evento del parto entro i cinque mesi successivi allo stesso, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro
Il nuovo schema è “in alternativa” allo schema tradizionale che impone la sospensione dall’attività lavorativa nei due mesi prima del parto e nei 3 successivi o 1 mese prima e nei 4 successivi (maternità flessibile).
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In Francia si prevede che alle future madri spettino 16 settimane di riposo, generalmente suddivise in sei settimane prima della nascita e 10 dopo.
In Germania, il congedo obbligatorio è di sei settimane prima del parto e di otto settimane dopo, che può arrivare a 12 settimane se nasce più di un bambino.
In Belgio le madri hanno diritto a 6 settimane di maternità obbligatorie prima del parto e 52 settimane facoltative, tutte però pagate al 90% dello stipendio.
Anche in Spagna le settimane sono 16 e retribuite integralmente: di queste solo sei sono obbligatorie e da godere dopo il parto, le altre sono a discrezione della lavoratrice.
Gli Stati Uniti non hanno una legge che riguarda specificamente il congedo parentale.
In Giappone, le madri possono lasciare il lavoro 6 settimane prima della data di scadenza prevista (14 settimane se si tratta di parto gemellare). E dopo la nascita è concesso un periodo di 8 settimane.
Un “colpo ai diritti delle donne e alle loro tutele” che va “immediatamente modificato”.
Così Loredana Taddei, responsabile politiche di genere della Cgil, a proposito dell’emendamento che fa “scomparire l’obbligo di astensione dal lavoro prima della nascita. Così non si garantisce la libertà alle lavoratrici, né tanto meno si tutela la salute della gestante e quella del nascituro”.
La proposta “mina la libertà delle donne, soprattutto di quelle più precarie e meno tutelate”.
Sale da 1.000 a 1.500 euro annui e viene esteso fino al 2021 il bonus per l’iscrizione agli asili nido pubblici o privati. A partire dal 2022 il bonus sarà determinato, nel rispetto del limite di spesa programmato e comunque per un importo non inferiore a 1.000 euro su base annua con decreto da adottare entro il 30 settembre 2021 alla luce del monitoraggio previsto per la misura.
Nel 2019 i papà avranno diritto a 5 giorni di congedo per la nascita dei figli. Si aggiunge un giorno rispetto al 2018.
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