Ha raccolto diversi consensi l’invito fatto per iscritto ad inizio anno da Papa Benedetto XVI al Cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone di individuare per il 2009 “nei genitori la prima agenzia educativa dei propri figli”. Tra i più determinati sostenitori di questo auspicio figura l’Associazione Matrimonialisti Italiani, la quale attraverso il Presidente nazionale, Gian Ettore Gassani, ha fatto sapere di approvare “in pieno le parole del Santo Padre”: per l’associazione sarebbe infatti fondamentale recuperare il giusto rapporto dei giovani con la famiglia, la quale con l’occasione viene chiamata a collaborare di più con la scuola.
“Nel nostro Paese – sostiene l’avvocato Gassani – durante gli ultimi anni si è registrato un grave disimpegno da parte di numerose famiglie nell’educazione dei figli; tante madri e tanti padri hanno sostanzialmente abdicato al ruolo educativo della prole. I genitori delegano ad altri questa importantissima funzione oppure riducono al minimo il loro intervento, invece decisivo nel processo di crescita dei figli”.
In base ai dati in possesso dell’Ami – che difende gli interessi delle persone, in particolare dei minorenni e delle famiglie, ed è composta da avvocati iscritti all’albo, di docenti universitari in materie giuridiche e di praticanti avvocato – in Italia più del 50% dei bimbi viene cresciuto dai nonni o dalle baby sitter, mentre in diversi trascorrono l’intera giornata in asili nido o scuole materne.
A rendere però inefficace il rapporto genitori-figli sarebbe però soprattutto la superficialità con cui vengono condotte le relazioni con le istituzioni scolastiche. Sempre secondo il Presidente dei Matrimonalisti si tratta di “una contraddizione stridente che rende ancora più preoccupante il fenomeno: spesso i genitori, dopo aver delegato alla scuola il compito di educare i propri bambini, non si dimostrano collaborativi e comprensivi con quest’ultima”, ha detto Gassani. Una contraddizione da cui deriverebbero anche altre ‘storture’ tipiche dei nostri giovani. “E’ evidente – conclude il rappresentante dell’Associazione – che il fenomeno bullismo in Italia dipenda per lo più dalla mancanza di un costante controllo genitoriale sui valori e sui comportamenti dei propri figli”. Una visione, quella dell’Ami, che scagionerebbe quindi il ruolo della scuola caricando piuttosto di responsabilità i genitori: sarebbe il loro individualismo, che sempre più spesso, statistiche alla mano, sfocia in separazioni e divorzi, la prima causa delle devianze giovanili.