“I libri sono un giacimento sterminato per comprendere la vita e attraversarla. Cominciate con Dostoevskij, cari ragazzi”: così il presidente della Repubblica si è rivolto ai giovani.
L’occasione è stato il “colloquio” pubblicato dalla prima pagina del Corriere della Sera sul valore della lettura. Dopo aver premesso di “ripetere, con molto rispetto per le scelte di ciascuno, quel che dico ai miei nipoti adolescenti”, il Capo dello Stato ha elencato i libri che ha voluto portarsi in vacanza nella casa di Palermo: “ne ho preparati diversi – dice -, di vario genere, da mettere in valigia. Narrativa, storia, saggistica”.
“Tra gli altri Il tempo migliore della nostra vita, di Antonio Scurati, e Possa il mio sangue servire, di Aldo Cazzullo. E poi l’ultima fatica da biblista di Enzo Bianchi, Raccontare l’amore”.
Mattarella ha ripreso dagli scaffali anche La crisi della civiltà di Johan Huizinga, perché rappresenta “un contributo fondamentale alla civiltà europea”, spiega, e “nonostante sia passato quasi un secolo, le analisi e gli allarmi che contiene sono attualissimi”.
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“Esclusa la poesia elisabettiana e le spy story – dice Mattarella – mi interessano e ho ‘frequentato’ tutti i generi”. Non trascurando mai la poesia, ad iniziare dai versi di Ungaretti alla Divina Commedia.
“La mia formazione – aggiunge – si richiama a quel filone che potrebbe essere definito montiniano. Umanesimo integrale di Jacques Maritain è il testo che, tutt’ora, ritengo mi abbia maggiormente influenzato rispetto al senso della vita e della responsabilità personale. Ma da giovane ho letto molto. Da Fedor Dostoevskij ad Aleksandr Solzenicyn, da William Somerset Maugham a Paul Claudel, da Thomas Eliot a Ignazio Silone, da Benedetto Croce a Romano Guardini, dai libri di storia di Winston Churchill e di Luigi Salvatorelli a tanti altri”.
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