Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il Decreto sulla Scuola approvato definitivamente stamattina dalla Camera: la notizia, prodotta dalle agenzie di stampa, giunge al termine di una giornata contrassegnata dai rimpianti dell’opposizione per non avere approfittato dei vuoti nei banchi della maggioranza per non fare approvare il provvedimento e dalle reazioni opposte prodotte a livello politico e sindacale.
Gli animi si sono accesi soprattutto per la mancanza di disposizioni per ridurre subito il precariato, che nell’anno del Covid-19, con i problemi del distanziamento da affrontare con il ritorno in classe, rischia di assumere proporzioni davvero considerevoli: sia per lo slittamento in autunno del concorso riservato della secondaria, sia per i pensionamenti del secondo “plotone” di Quota 100, sia per le scontate prossime mancate assunzioni a seguito delle graduatorie ormai svuotate.
Palese, comunque, è la soddisfazione del M5S, che parla di “decreto importantissimo perché segna il primo passo verso la riapertura di settembre dopo mesi di dolorosa, ma necessaria, sospensione delle lezioni in presenza”.
I pentastellati prevedono una “conclusione dell’anno scolastico in corso, che sarà caratterizzato da esami di maturità in presenza, basati su una sola prova orale, svolti in piena sicurezza”.
Nel Blog dei 5 Stelle si legge che “di fronte a una crisi senza precedenti”, si è riusciti comunque a “garantire un diritto primario e universale come quello all’istruzione”.
“Nel decreto – scrive ancora il M5S – abbiamo poi inserito una norma fondamentale per semplificare le procedure legate all’edilizia scolastica e consentire quindi di realizzare interventi con maggiore rapidità. Il testo contiene inoltre le norme sulla valutazione, sia per l’ammissione al prossimo anno scolastico sia per l’abbandono, dal prossimo anno, della votazione in decimi e il contemporaneo passaggio al ben più adeguato giudizio per i bambini della scuola primaria”, conclude il blog.
Di parere opposto è la Lega, capitanata nella scuola da Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile Istruzione della Lega: “Non è la Lega – dice Pittoni – ma Leu ad aver bisogno di rifarsi la verginità dopo gli impegni presi col mondo della scuola gli ultimi due mesi, puntualmente rimangiati alla vigilia del voto sul decreto”.
A settembre si rischia di assistere all’assegnazione di un numero record di supplenze annuali. “Per settimane Fratoianni ha condiviso la nostra battaglia per la stabilizzazione dei precari, che a settembre supereranno le 200 mila unità. Per poi esibirsi in una piroetta di 180 gradi all’ultimo minuto, magnificando la proposta d’intesa del ministro dell’Istruzione di fatto peggiorativa; tanto da sembrare quasi un dispetto ai precari che – conclude il leghista – si erano permessi di protestare”.
Anche a livello sindacale, i provvedimenti presi non piacciono. Anche a rappresentanti dei lavoratori temono che la situazione del precariato sfugga di mano: il decreto, dice Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, “non servirà a diminuire il numero dilagante dei precari, che si avvia a raggiungere quota 200 mila, né ad avviare e a snellire le procedure concorsuali, i cui tempi di svolgimento si annunciano biblici come sempre”.
“La situazione del precariato – continua il leader della Gilda – è drammaticamente più grave di quanto appaia: da un’elaborazione effettuata dal nostro Dipartimento Precari sui dati forniti ai sindacati dal Mi per il confronto sui nuovi concorsi, si desume che, sulla base della distribuzione geografica e professionale delle attuali graduatorie, su più di 60.000 posti vacanti e disponibili per l’immissione in ruolo della scuola secondaria, solo 14.500 sono le nomine effettivamente realizzabili. Le altre sono impraticabili per mancanza di graduatoria, o per mancanza di posti per quelle classi di concorso dove ci sono ancora candidati”.
Nemmeno la ‘chiamata veloce’ è la soluzione al problema: “presupporrebbe un esodo massiccio di docenti da una regione a un’altra. Uno scenario – evidenzia il coordinatore nazionale della Gilda – che non sembra plausibile anche in virtù del vincolo quinquennale”.
“Quanto, poi, ai poteri commissariali conferiti ai sindaci in materia di edilizia scolastica – conclude Di Meglio – temiamo che non saranno affatto risolutivi perché senza le necessarie risorse economiche i cantieri da autorizzare saranno ben pochi”.
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