Dobbiamo lavorare tutti per la pace: lo ha ripetuto più volte il presidente della Repubblica Mattarella nel suo tradizionale discorso di fine anno ricordando anche che inaccettabile il fatto che le spese per gli armamenti siano arrivate ormai in tutto il mondo a 2.443 miliardi di dollari, 8 volte di più di quanto le grandi potenze abbiano deciso di stanziare per contrastare il cambiamento climatico.
Il presidente si è soffermato molto anche su temi vicini al mondo dei giovani.
“I dati dell’occupazione sono incoraggianti – ha detto – ma resistono aree di precarietà, di salari bassi, di lavoratori in cassa iintegrazione. L’export italiano registra dati positivi, e così il turismo. Segno che il Paese esercita una forza di attrazione, che va anche al di là delle sue bellezze naturali, delle sue città d’arte, della sua cultura. Con questo aspetto confortante stride il fenomeno dei giovani che vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative, spesso dopo essersi laureati. Tra Nord e Sud c’è una disuguale disponibilità di servizi. Continua il pericolo dell’abbandono delle aree interne e montane”.
“Un’attenzione particolare – ha poi ricordato Mattarella – richiede il fenomeno della violenza. Tocca tutto il mondo ma diviene ancor più allarmante quando coinvolge i nostri ragazzi. Bullismo, risse, uso di armi. Preoccupante diffondersi del consumo di alcool e di droghe, vecchie e nuove, anche tra i giovanissimi. Comportamenti purtroppo alimentati dal web che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo. I giovani sono la grande risorsa del nostro Paese. Possiamo contare sul loro entusiasmo, sulla loro forza creativa, sulla generosità che manifestano spesso. Abbiamo il dovere di ascoltare il loro disagio,
E poi un riferimento importante alle parole Patria e patriottismo che troppo spesso, negli ultimi mesi, sono state usate con spirito di parte e con modalità divisive.
“Nella quotidiana esperienza di tanti nostri concittadini si manifesta un sentimento vivo, sempre attuale, dell’idea di Patria”.
“Patriottismo – ha sottolineato il Presidente della Repubblica – è quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose. Quello dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani. Di chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto“.
E non poteva mancare il riferimento al fatto che “nel 2025 celebreremo gli ottanta anni dalla Liberazione, fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità”.
“Siamo chiamati – ha concluso il Presidente – a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra”
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