La scuola da sola non ce la può fare educare i giovani: l’abbiamo detto e ascoltato tante volte. Il 16 settembre lo ha ribadito, senza giri di parole, il Capo dello Stato Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2022/23, nell’Istituto di Istruzione Superiore “Curie Vittorini” di Grugliasco, in provincia di Torino, al termine della trasmissione o‘Tutti a Scuola’, presentato da Flavio Insinna insieme alla Iena Roberta Rei, dopo l’intervento del ministro l’Istruzione Patrizio Bianchi.
Mattarella ha prima tenuto a ricordare che il nuovo anno scolastico per la scuola “ è un momento di grande importanza nella vita di un Paese”, anche se contrassegnato, come ogni anno, da qualche problema”. Per poi rimarcare che “la questione educativa non è sempre valorizzata in misura adeguata” pure essendo “decisiva per la crescita civile, culturale, sociale ed economica del Paese”.
Quindi, Mattarella ha tenuto a dire che “la scuola è innanzitutto libertà“: un concetto che “affonda le sue radici più forti e profonde nella conoscenza”. Ma “non si è davvero liberi”, ha aggiunto il Presidente, “senza una adeguata cultura e senza il confronto tra le culture, su cui fondare le proprie scelte di cittadini e di donne e uomini”.
E “la scuola – ha sottolineato – è integrazione”, perché “abitua alla convivenza, al confronto, al rispetto”.
Quello che non c’è stato per Alessandro Cascone, il 13enne morto dopo essere precipitato dalla finestra della sua abitazione di Gragnano, in provincia di Napoli, non per un incidente ma per quel bullismo e cyberbullismo che negli ultimi anni, ancora più dopo la pandemia, ha assunto le sembianze di una piaga allargata. Con tanti alunni e studenti costretti a sottostare ad angherie, violenze e pressioni psicologiche da parte dei compagni.
“Questi fenomeni interrogano a fondo la comunità e la scuola. Bisogna riflettere su bullismo e cyberbullismo. Occorre contrastarli con determinazione”, ha detto Mattarella.
Un fenomeno triste, che favorisce un’altra piaga, l’abbandono scolastico, contro la quale, ha ancora dichiarato il Capo dello Stato “dobbiamo sforzarci di più per combattere”.
Però la mancanza di rispetto non riguarda solo gli allievi, ma tocca anche i docenti. Anche a loro si è rivolto il Presidente della Repubblica: “Tanti insegnanti si prodigano con passione. Molti docenti la combattono” (l’uscita anticipata dalla scuola ndr) “e a loro siamo riconoscenti”.
“Non possiamo pensare – ha detto con fermezza Mattarella – di porre soltanto sulle spalle della scuola e degli insegnanti la totale responsabilità dell’educazione dei ragazzi, specie se in famiglia, nel territorio o sui media si respira un’aria di indifferenza o, peggio, si propagano modelli e stili di vita contrari alla solidarietà, all’impegno, alla convivenza“.
Perchè, ha continuato, “la scuola, come tutte le altre istituzioni, non è una realtà isolata, rinchiusa in se stessa e impermeabile, ma si nutre del contatto continuo con gli altri versanti della società”.
Per questi motivi, ha concluso il Presidente, “assicurare piena dignità e prestigio e rispetto alla scuola e agli insegnanti è necessario”.
Piena dignità, prestigio e rispetto: tre concetti chiave, che trovano tutti d’accordo quando si accostano agli insegnanti. I professionisti a cui affidiamo i nostri affetti più cari. I formatori del nostro futuro.
Tre concetti chiave – dignità, prestigio e rispetto – che ogni giorno però calpestiamo. Trattando i nostri insegnanti come dei lavoratori qualsiasi: pagandoli meno degli impiegati, riservando loro le critiche più feroci quando si permettono di mettere un’insufficienza ai nostri figli, negandogli quella fiducia necessaria per instaurare un rapporto di reciproca collaborazione per fare crescere serenamente i giovani. Umiliandoli con rinnovi del contratto con aumenti ridicoli e che non prevedono forme di carriera per tutti i meritevoli.
I nostri docenti meritano la massima dignità, adeguato prestigio e tanto rispetto: grazie Presidente, per averlo ricordato. La speranza è che se lo ricordino, tra qualche settimana, anche il prossimo Governo e il prossimo Parlamento. Basterebbe che diano seguito alla metà del programma presentato sulla scuola in questi giorni per la campagna elettorale.
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