“La Repubblica è ‘fondata sul lavoro’, ma abbiamo adempiuto appieno a questo precetto?”. La domanda è stata posta, il 29 aprile, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando a Reggio Emilia della Festa del 1° maggio che il presidente quest’anno non celebrerà al Quirinale. Il Capo dello Stato ha evidenziato che c’è ancora troppa precarietà lavorativa e che per la sicurezza sui luoghi di lavoro si sono fatti passi in avanti ma non basta. Mattarella ha anche evidenziato una contraddizione: quella di tanti giovani, soprattutto stranieri, costretti a lavorare e a non frequentare la scuola.
ll Presidente ha posto dei dubbi sul fatto che “nei 75 anni di Costituzione repubblicana” siano state promosse “le condizioni per rendere effettivo per tutti il diritto al lavoro”.
Quindi, ha ricordato che “un recente rapporto ha messo in evidenza come il lavoro minorile sfruttato sia ancora una piaga presente. Lo sfruttamento ai danni dei minori costituisce un grave furto di futuro, sottraendo questi ragazzi alla scuola e spingendoli verso la marginalità. È un tema – ha sottolineato – che riguarda anche la condizione di molti lavoratori immigrati”.
Quindi, Mattarella ha espresso la sua amarezza per chi il lavoro non ce l’ha o è costretto a lavorare senza stabilità (la scuola, con oltre il 20% di supplenti è uno degli esempi più calzanti ndr).
“C’è amarezza in chi constata che la piena occupazione, specie per i giovani e le donne, è di là da venire. Così come nel Mezzogiorno”.
Un’altra contraddizione è quella delle imprese che “cercano personale qualificato e formato” senza trovarlo.
C’è poi “la precarietà“: quella che Mattarella ha definito “come un sistema stride con le finalità di crescita e di sviluppo. Se le cifre sono preoccupanti e note, e denunciano in Italia un alto tasso di inattività rispetto ai parametri europei, una risposta adeguata può venire soltanto da un concreto impegno di mobilitazione collettiva che sappia valorizzare il grande patrimonio di competenze presente nel nostro Paese”.
L’obiettivo comune, ha detto, deve essere quello di “ampliare la base del lavoro, e la sua qualità, deve essere assillo costante a ogni livello, a partire dalle istituzioni”.
A preoccupare la prima carica dello Stato sono anche i contratti inadeguati che portano stipendi troppo bassi rispetto al costo della vita (anche in questo caso la scuola è un esempio calzante) e chi non può contare nemmeno su quelli, ma su stipendi fuori dalle regole.
“Persistono – ha aggiunto il Capo dello Stato – frammentazione e precarietà, condizioni di lavoro insicure, divari salariali, costo della vita in aumento, in funzione anche delle tensioni internazionali in atto. Stagnazione salariale e sicurezza sul lavoro, nonostante i passi compiuti, sono temi in perenne discussione”.
Secondo Mattarella, il lavoro è “un esercizio pieno dei diritti di cittadinanza”: va considerato “come antidoto, come strumento efficace per combattere in modo proficuo discriminazioni e illegalità diffuse”.
“Altro aspetto da porre in primo piano – ha aggiunto – è quello degli infortuni sul lavoro, che distruggono vite, gettano nella disperazione famiglie, provocano danni irreversibili, con costi umani inaccettabili. Sappiamo bene che le battaglie del movimento sindacale dei lavoratori hanno contribuito in modo significativo a raggiungere traguardi di progresso sociale evidenti e che l’Italia, nella sua trasformazione, ha compiuto giganteschi passi di crescita e di progresso. Ma le contraddizioni tendono sovente a riprodursi, come in ogni vicenda umana”.
Il Presidente ha quindi augurato “una giornata serena e festosa ai giovani al Concertone di piazza San Giovanni a Roma. La musica sottolinea anche la connessione di speranza tra le parole ‘lavoro’ e ‘pace’”, ha concluso il Capo dello Stato.
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