“Per restare competitivi servono risorse: anzitutto fondi per i nostri sistemi educativi”, perché “in Italia permane un significativo deficit di istruzione nell’ambito delle lauree Stem (science, technology, engineering and mathematics)”, ma anche “per la ricerca, oltre a intese che assicurino l’approvvigionamento delle materie prime indispensabili per la produzione delle nuove tecnologie”. Parla anche di istruzione italiana da potenziare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto a Las Palmas de Gran Canaria al meeting Cotec, un organismo di Italia, Spagna e Portogallo che studia i bisogni del futuro prossimo dell’Unione.
“La sovranità in campo tecnologico – ha continuato il Capo dello Stato – si nutre di questi fatti e di cooperazione, perché non è indifferente la questione della internazionalizzazione della ricerca e degli investimenti relativi, della tutela del valore strategico di alcuni ambiti”.
Ecco perché servono “risorse” e investimenti a 360 gradi, a partire dal basso, dalla scuola alla ricerca.
Mattarella quindi è convinto che sovranismo tecnologico si raggiunge prima di tutto stanziando “fondi per i nostri sistemi educativi”. Il Capo dello Stato non entra nei dettagli, ma è probabile che il suo riferimento sia stato anche agli stipendi “magri” degli insegnanti.
Ma serve anche la volontà politica dell’Europa che “deve spingere sull’acceleratore, attuando misure che consentano di promuovere la sua capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico. Occorre essere presenti nelle filiere tecnologiche di frontiera”.
Ma attenzione, il presidente sgombra il campo da un equivoco presente nel dibattito europeo: “sovranità tecnologica non significa chiusura, arroccamento o protezionismo. Questi sono atteggiamenti che finirebbero per indebolire e marginalizzare ulteriormente l’Europa, gli Stati dell’Unione Europea. Al contrario, è un cantiere in cui potenziare la ricerca, per affrontare con coraggio la transizione digitale, cogliendo i vantaggi della intelligenza artificiale nella gestione dei cambiamenti epocali che essa produce”.
Il Presidente Mattarella, quindi, sembra seguire la strada tracciata dall’ex premier Mario Draghi con il suo “autorevole” rapporto sulla competitività in Europa: a questo scopo, occorre arrivare in tempi rapidissimi ad una “sovranità tecnologica” che ci possa permettere di non dipendere esclusivamente da Cina e Stati Uniti.
Sergio Mattarella apre il suo intervento proprio lodando il rapporto-Draghi, senza entrare nel merito delle polemiche che già stanno facendo accapigliare la nascente nuova Commissione di Ursula von der Leyen per i costi esorbitanti che prevede (circa 800 miliardi di euro l’anno da trovare, peraltro, facendo debito).
Secondo Mattarella è in gioco la vita stessa dell’Unione Europea che oggi si deve aprire a riforme coraggiose: “l’Unione Europea è debole nelle tecnologie emergenti che guideranno la crescita futura. Solo quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti al mondo sono, infatti, europee. Possiamo quindi concordare sul fatto che l’Europa – ha concluso – debba riorientare profondamente i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione”.