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Mattarella e il siparietto sui nomi al femminile mentre parla di un’ex sindaca: “Spero si possa ancora dire” – IL VIDEO

Qualche giorno fa si è fatto gran parlare della proposta di legge della Lega, poi ritirata dopo varie critiche, relativa ai nomi dei ruoli al femminile. La bozza di ddl prevedeva una multa fino a 5000 euro per chi utilizzasse parole come “avvocata” o “ministra” nei documenti ufficiali.

Il siparietto

Oggi, 24 luglio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come riporta Ansa, nel discorso alla cerimonia del Ventaglio, è stato protagonista di un siparietto. Ecco le sue parole, mentre parlava dell‘ex sindaca di Berlino Giffey: “Spero si possa ancora dire”.

Il discorso di Mattarella

Il Capo dello Stato ha parlato di importanti tematiche nel suo discorso: “Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà. Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati in maniera corretta. Informazione, cioè, anche come anticorpo contro le adulterazioni della realtà. Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti”.

“Ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica.

“C’è un altro aspetto inquietante: il diffondersi di una sub cultura che si ispira all’odio. Una violenza che, come lei ha detto, da verbale diventa frequentemente fisica”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia del “Ventaglio. Il Capo dello Stato ha citato “il tentativo di grave attentato a Trump”, oltre a quelli subiti dallo slovacco Fico, dall’ex sindaca di Berlino Giffey, dal marito di Nancy Pelosi. “E’ fondamentale e doveroso ribadire la condanna ferma e intransigente nei confronti di questa drammatica deriva di violenza contro esponenti politici di schieramenti avversi trasformati in nemici.

“Occorre adoperarsi sul piano culturale contro la pretesa di elevare l’odio a ingrediente, a elemento legittimo della vita: una spinta per retrocedere nell’inciviltà. Si registrano anche un crescente antisemitismo, l’aumento dell’intolleranza religiosa e razziale, che hanno superato il livello di guardia. Un odio che viene spesso alimentato sul web, che va non soltanto condannato ma concretamente contrastato con rigore e severità”. “Vi sono, in giro per il mondo, – ha aggiunto Mattarella – molti apprendisti stregoni, incauti nel maneggiare, pericolosamente, gli strumenti che generano odio e violenza”.

“Ai giornali, alla stampa, alla radio e alle tv, si sono affiancate oggi le piattaforme digitali, divenute principali responsabili della veicolazione di contenuti informativi. Appare singolare che a un ruolo così significativo corrisponda una convinzione di minori obblighi che ne derivano, con una tendenza, del tutto inaccettabile dei protagonisti a sottrarvisi”, ha aggiunto.

La decisione del capogruppo leghista al Senato

I vertici della Lega, a partire dal capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, non hanno condiviso quanto riportato nel Ddl: “Non rispetta la nostra linea”. E ne hanno chiesto il ritiro immediato. 

Tantissime erano state le critiche. La senatrice e linguista Aurora Floridia (Avs) si è fatta promotrice di una lettera inviata al presidente del Senato Ignazio La Russa e firmata da 76 senatrici e senatori, in cui si rivendica la libertà e il diritto a essere chiamate con il genere femminile: “Questa proposta rappresenta un grave passo indietro nella lunga e faticosa lotta per la parità di genere — ha commentato —. Il linguaggio è un potente strumento di inclusione e riconoscimento delle identità. Cancellare il femminile significa negare visibilità e dignità alle donne che ricoprono ruoli di responsabilità e prestigio nella nostra società”.

La socio-linguista Vera Gheno ha detto: “I femminili esistono da tempi molto antichi (si vedano ministra e soprattutto avvocata, uno dei nomi della Madonna), quindi non si tratta di alcuna “’sperimentazione’”.

Redazione

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