Ieri, 7 febbraio, nel corso della seconda serata del Festival di Sanremo 2024, sono saliti alcuni giovanissimi attori, componenti del cast della serie tv Mare Fuori. Questi ultimi hanno fatto un monologo relativo all’educazione alle relazioni e alla violenza di genere, probabilmente chiamati in causa in quanto personalità influenti per i ragazzi.
Ecco l’introduzione di Amadeus, come riporta La Repubblica: “Noi, questa sera, vorremmo dare un nostro piccolo contributo al cambiamento. Perché cambiare si può e si deve. E si può e si deve fare, anche cambiando le parole. Abbiamo quindi chiesto a Matteo Bussola, scrittore che nei suoi libri di successo ha spesso affrontato il tema delle relazioni, di aiutarci a scrivere un glossario delle nuove parole dell’amore, perché i sentimenti si possono educare e accudire. Nuove parole dell’amore portate su questo palco dalle nuove generazioni di Mare fuori“. Il testo del monologo è stato scritto appunto da Matteo Bussola, fumettista e scrittore.
Le parole, ognuna affidata a uno degli attori, sono: “ascolta”, “accogli”, “accetta”, “impara”, “verità”, “accanto”, “no”, “insieme”.
Il tema, soprattutto dopo gli ultimi terribili eventi di Catania, luogo in cui una ragazza di soli 13 anni è stata violentata da un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali minorenni, è davvero scottante. Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin si è parlato moltissimo di educazione alle relazioni. Lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha presentato un progetto, “Educare alle relazioni”, volto proprio a prevenire episodi di violenza di genere tra i giovanissimi.
Sono moltissimi, tra cui anche la regista e attrice Paola Cortellesi, coloro che chiedono l’introduzione di una vera e propria materia, educazione sessuale, affettiva o emotiva.
Per l’influencer, autrice e attivista Carlotta Vagnoli, l’educazione alle relazioni dipende proprio, anche, dalla scuola. La Vagnoli ha criticato il monologo degli attori della fortunata serie Rai e soprattutto l’autore. “Testo para***o, retorico, sdolcinato, non a fuoco e problematico. Non si parla di patriarcato, di cultura dello stupro, di violenza maschile contro le donne, di mascolinità tossica”, questo il suo commento.
“Dire che la responsabilità è nostra è pericoloso, potrebbe far sottintendere che la violenza di genere sia anche responsabilità femminile. Dipenderà da voi, uomini, istituzioni, media, politica, scuola, famiglia. Noi oltre a tramandarci le regole per riconoscere i segnali di pericolo altro non dovremmo fare”, ha concluso.
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