A distanza di quasi sette mesi dal mio ultimo disperato nonchè adirato appello (tra i tantissimi), l’impegno politico assunto dal Governo nei confronti dei precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento sembra procedere finalmente in direzione giusta, al di là della imprudente richiesta di mobilitazione geografica forzata (ci auguriamo senza condizioni). Nella speranza che si renda concreta la finalità di cancellare il precariato storico, consustanziale oramai al corpo docente “ammuffitosi” nelle atemporali graduatorie italiche, tale piano straordinario di assunzioni presenta possibilità concrete per svuotare le odiosissime GaE.
Da un lato incombe la mannaia della corte di Giustizia europea che pone in essere l’obbligo della cancellazione definitiva del precariato storico, dall’altro, l’implementazione dell’organico funzionale, entro cui dovrebbe inscriversi il battesimo del ruolo, ci libererà dalle GaE.
Dal punto di vista quantitativo inoltre, il numero dei/delle docenti da stabilizzare (circa 148 mila) potrebbe risultare inferiore, considerando che molti/e colleghi/e risulterebbero inseriti/e in più graduatorie (comprese quelle di sostegno e di GM) per via delle abilitazioni a cascata, di conseguenza è significativo conoscere per un dato cumulativo più certo il numero esatto dei/le “fluttuanti”.
A corroborare questa prospettiva di stabilizzazione troviamo: 1) un incremento del numero di alunni; 2) l’abolizione delle classi-pollaio e l’obbligo di decretare un tetto massimo di alunni/e per classe, che comporterebbe il recupero di tantissime cattedre ; 2) conoscere ed elencare il numero esatto di coloro che lasceranno l’insegnamento entro giugno-settembre 2015 ; 3) la mancanza di circa 1.200 Dirigenti scolastici; 4) in ultima analisi, e cosa non da poco, la stabilizzazione fa risparmiare allo Stato centinaia di milioni di euro. Presi nel loro insieme questi accorgimenti e conoscenze statistiche ci indicano che diversi orizzonti occupazionali potrebbero aprirsi, anche per gli abilitati di seconda fascia.
Ma è sempre bene chiarire, anzi tutto a chi non vuol comprendere, che non possiamo più vivere nella paura delle graduatorie cristallizzate e interminabili , nelle quali sostano da decenni- con tutto il rispetto -, highlander, figure protostoriche o mitopoietiche appartenenti ad un’altra “sfera anagrafica” (a titolo esemplificativo colleghe del 1952 ).
Tra l’altro, come richiamano da più parti, dal punto di vista legislativo esiste già una formula legittimante in fieri per lo svuotamento delle metafisiche GaE (Legge finanziaria del 2007), dunque l’esecutivo non deve far altro che metterla in atto e parare al più presto alcuni fossi, a iniziare dal Decreto Legge sulle “semplificazioni” del 2012 che implica la geniale norma Polillo (norma che lega le assunzioni alle risor se economiche e non al numero degli alunni). Se fin qui ho tentato nel mio piccolo di indicare qualche soluzione, come si fa a non pensare a quanti errori sono stati commessi in questo ultimo decennio nella scuola italiana?
La mescidanza, tipicamente italiana, tra il causare i danni per incompetenza e il non pagare lo scotto ha sostenuto la politica scolastica, ci ha offerto una chiave di lettura o, ancora meglio, una lente di ingrandimento del sistema politico in generale. Per fortuna, e a fondamento della mia tesi, nel corso di questi ultimi anni si sta appalesando la necessità non solo di “sbarrare la strada alle persone incompetenti”, ma altresì di iniziare a chiedere il conto dei danni subiti. Basterebbe pensare, sul piano occupazionale, alla violenza della ‹‹Riforma Epocale›› del 2008/2009 che ha scarnificato migliaia di precari gettandoli nella terribile angoscia di non poter più lavorare o allo sfacelo attuato dalla riforma Fornero (2011), speculare espressione del delirio antioccupazionale nostrano. Nell’ambito valutativo invece, è stupefacente leggere e ascoltare in questi giorni commenti di una certa sublimità politica tendenti a sottolineare quale è la distanza che intercorre tra l’assunzione dalle GaE e quella da concorso.
Attingendo da queste dichiarazioni (queste sì colme di follia antidemocratica!), vorremmo rispondere, ad es. alla Gardini e a Capezzone (da quel che si evince entrambi hanno conseguito solo un diploma di maturità classica), quali sono i vostri meriti per sedere sugli scranni dei Parlamenti europeo e italiano? Che cosa conoscete concretamente del sistema-Scuola?
Oppure, avete mai sentito dire di abilitazione, mas ter, corsi di perfezionamento, pubblicazioni scientifiche e anni di insegnamento facenti parte del bagaglio curriculare di moltissimi insegnanti crocifissi alle GaE? Perché non proviamo a incrociare i nostri curricula con i “vostri” per confrontare quanto Merito e meriti abbiamo noi docenti delle GaE e quanti ne avete voi? E in particolar modo, perché argomentate su dinamiche specifiche che non conoscete affatto? Così attirate soltanto antipatie e tanta, tanta rabbia. Rimanendo sul terreno delle dichiarazioni recenti , colpisce anche il fuoco amico, che spara ad altezza d’uomo.
Personaggi da tarantella appartenenti al trapassato remoto che criticano l’esecutivo con grezza prontezza mettendo inutili e solite zizzanie da comare inacidite o in altra direzione, sentire risuonare voci che starnazzano sullo stupore del consenso dato dalla acheropitica Gelmini a tale riforma. Sono note stonate e stridenti, soprattutto nei confronti delle centinaia di migliaia di uomini e donne della Scuola che dopo decenni hanno finalmente la possibilità di acquisire una solida speranza di vita dignitosa.
Con tutta franchezza esimi politici della destra, di centro e a manca, non siamo più legati al rispetto delle cautele, non ce ne frega più nulla delle ideologie veeteronulliste e anacronistiche o dei miti del liberismo, il problema del nesso precarietà-scuola deve essere risolto al più presto e sino a quando non si garantirà alla migliaia di 35-60enni la nomina in ruolo, l’intera struttura del reclutamento docenziale rimarrà nel nostro Paese un’emergenza civile, sociale ed economica. Non stiamo argomentando di carrozzoni vari, nei quali alloggiano e viaggiano con aria amena i trombati della politica e del sindacato, qui si gioca sul serio il presente e il futuro di una parte significativa dell’Italia ( mezzo milione se esteso alle famiglie dei precari).
Caro Matteo, se la Scuola ha un disperato bisogno di luce e aria nuova, vale a dire, di stabilità e fretta nel rigenerarsi, occorre a tutti i costi non sottomettersi a pressioni di configurazioni settarie che proteggono in modo funambolico interessi ufficiali (e non) di pochi o pochissimi e in pari tempo, accompagniamo all’uscita e a calci nel sedere i negromanti dell’immobilismo atavico, secondo i quali tutto ciò non può o potrà avvenire mai.
Oramai è iniziato un durissimo scontro, e il richiamo all’occupazione a tempo indeterminato dei precari storici della Scuola si configura in questi mesi come il vero ritorno alla giustizia. Il lavoro è cosa sacra e sacrosanta , pertanto aiutaci a riprendere a tutti i costi il nostro presente e futuro.
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