Il boss più pericoloso al mondo, Matteo Messina Denaro, latitante da trent’anni, catturato lo scorso 16 gennaio 2023, è morto dopo che lo scorso 22 settembre, è entrato in coma irreversibile. L’ex latitante soffriva da tempo per un tumore al colon, ed era, dal giorno dell’arresto, in cura all’interno del penitenziario dove è stata allestita per lui una stanza per la chemioterapia. Lo scorso 27 giugno aveva subito un intervento chirurgico urologico.
“Messina Denaro oramai è completamente incompatibile con il regime carcerario soprattutto in quello più duro del 41bis. Deve essere immediatamente ricoverato”. A dichiararlo, come riporta Il Corriere della Sera, l’8 agosto, è stato uno dei suoi legali, l’avvocato abruzzese Alessandro Cerella.
Il 5 settembre il mafioso è stato portato in terapia intensiva e il 10 è stato sottoposto alla terapia del dolore nel reparto detenuti dell’ospedale dell’Aquila.
La cattura
Il boss mafioso era stato arrestato mentre si trovava presso una clinica privata di Palermo, Maddalena. L’uomo si trovava presso la struttura per iniziare un ciclo di chemioterapia in seguito a un intervento. Nel momento dell’arresto era in fila per il tampone. Secondo i primi riscontri, alla vista dei carabinieri sarebbe scappato, senza riuscire, però, nel suo intento.
Il superlatitante è stato poi trasferito dalla caserma San Lorenzo ed è diretto all’aeroporto di Boccadifalco per essere portato in una struttura carceraria di massima sicurezza. Messina Denaro è stato poi detenuto a L’Aquila, in regime di 41 bis, condannato all’ergastolo per le stragi del 1992-1993.
Tantissimi sono stati gli esponenti della politica italiana che hanno scritto un messaggio sull’accaduto, tra questi il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: “Dopo 30 anni di latitanza finalmente è stato catturato #MatteoMessinaDenaro. Oggi è un giorno straordinario per il nostro Paese e per la lotta contro tutte le mafie. Grazie alle donne e agli uomini dello Stato per l’eccellente lavoro svolto. L’Italia non ha paura!”
Dopo 30 anni di latitanza finalmente è stato catturato #MatteoMessinaDenaro. Oggi è un giorno straordinario per il nostro Paese e per la lotta contro tutte le mafie. Grazie alle donne e agli uomini dello Stato per l’eccellente lavoro svolto. L’Italia non ha paura!
— Giuseppe Valditara (@G_Valditara) January 16, 2023
Il rapporto con la maestra Bonafede
Lo scorso 13 aprile la maestra elementare Laura Bonafede, 56 anni, vicina al boss mafioso Matteo Messina Denaro, è stata arrestata. Il pool coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido le ha contestato i reati di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento, con l’aggravante di avere favorito l’organizzazione mafiosa.
Stessi reati che il sostituto procuratore Gianluca De Leo contesta alla figlia della donna, Martina Gentile, che pure lei avrebbe scritto e poi incontrato il latitante: la procura chiedeva per lei gli arresti domiciliari, ma il gip li ha rigettati, stigmatizzando comunque il comportamento della giovane. Secondo Ansa il boss, Martina e la madre avrebbero condiviso anche periodi di convivenza durante la latitanza.
Dai pizzini ritrovati nell’abitazione del boss Matteo Messina Denaro emergono dettagli di una relazione sentimentale tra i due probabilmente tra il 2007 e il 2017, testimoniata da vere e proprie lettere d’amore e dediche che si sono scambiati negli anni. Bonafede, che insegna all’Istituto comprensivo Capuana-Pardo di Castelvetrano, e Messina Denaro si conoscevano dal 1996, da quando la giovane aveva avuto il permesso del padre, Leonardo Bonafede, il capomafia di Campobello, per poter raggiungere i due superlatitanti di Trapani, Francesco Messina Denaro e suo figlio. “Io non so quello che sarà di me, ma se avrò un attimo per pensare, in quel mio attimo il mio ultimo pensiero sarà per te. Grazie”, queste alcune delle parole del boss rivolte alla donna.