Matteo Renzi, nella enews del 29/11, dopo aver elencato i provvedimenti finanziari deliberati dal suo governo, ha affermato: “Alla fine va a finire che rimpiangeranno in tanti la buona scuola, non solo per l’alternanza scuola lavoro”.
Un’asserzione che occulta i veri problemi della scuola: le indagini internazionali documentano l’inadeguato livello di competenza maturato dagli studenti italiani.
Una questione che “La buona scuola” ha affrontato manifestando un’impreparazione devastante: il concetto “competenza” è ignorato.
Il comma 7 della relativa legge elenca “gli obiettivi formativi ritenuti prioritari” per prescrivere i traguardi che devono sostanziare i processi d’apprendimento. Eccone alcuni: apertura pomeridiana della scuola, riduzione degli alunni per classe, definizione di un sistema di orientamento, valorizzazione della scuola aperta al territorio … più della metà degli obiettivi è fuorviante!
Un secondo motivo che non farà rimpiangere “La buona scuola” è il modello di gestione veicolato.
Il governo dei comuni è stato preso ad esempio: le funzioni dei sindaci e dei dirigenti scolastici sono state equiparate.
Niente di più sbagliato!
La scuola è un sistema: tutti gli insegnamenti concorrono al raggiungimento della sua finalità; nei comuni, invece, gli assessorati hanno problematiche proprie ed elaborano autonomamente le loro strategie.
Un errore che sarebbe stato evitato se non fosse stato eluso il dettato del decreto legislativo sulla dirigenza pubblica del 2009 che afferma la necessità di “rafforzare il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”.
Enrico Maranzana
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