Spesso, negli ultimi anni spessissimo, esco da queste riunioni, in cui si dovrebbe definire il profilo culturale di una scuola, nauseato e pensieroso.
Non capisco a fondo ciò di cui si parla, l’inerenza con i saperi di cui mi sento in parte depositario e orgoglioso testimone; e soprattutto non capisco che cosa c’entri io – con le mie conoscenze, passioni e intenzioni – con acronimi strani, ambienti didattici 3.0, Fondi europei, competenze digitali, velleitarismi metodologici e mitologie informatiche.
Sono avvilito al pensiero che devo fare ancora 14 anni in questa scuola, che presenta tali derive e un volto così deturpato; noi in particolare che insegniamo materie umanistiche e che vorremmo farlo bene, dedicandovi – come tra mille difficoltà abbiamo fatto finora – passioni ed energie, ci sentiamo non più a casa nostra.
E figuratevi che insegno in un Liceo classico, uno dei più prestigiosi in città!
A volte, sono attraversato dal pensiero amarostico ma liberatorio, che si dovrebbe prendere il coraggio a due mani e chiuderla la scuola o prepensionare chi tra noi non ha più nulla da dire in un ambiente così asettico, burocratizzato e senz’anima.
Io mi appassiono ad un testo, invito i ragazzi a tesaurizzare le loro vocazioni, a non pretendere di formarsi a dispetto del tempo; sono un animale d’aula, ho la capacità di trasmettere il mio entusiasmo per le discipline che insegno ai miei ragazzi (non spetta a me dire se i risultati siano commendevoli o no); ma ho l’impressione netta ed incontrovertibile che ciò non trovi più udienza in chi ha predisposto la scuola per il futuro.
Tutto ciò non ha più diritto di cittadinanza in una scuola nella quale la moltiplicazione delle attività è direttamente proporzionale alla latitanza della cultura, concepita come paideia e Bildung.
P.S. Tutto questo discorso ha un rapporto tangenziale con la Buona Scuola, che certo non ha invertito la rotta del degrado e della riduzione funzionalistica dei saperi ma che altrettanto non è imputabile di aver innescato la decomposizione. Direi che è manutenzione inessenziale.
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