Gli esami di maturità del 2016 potrebbero essere ricordati come i primi durante i quali si è svolta una prova in Clil.
Ma di cosa si tratta? Partiamo dalla definizione di Clil, ovvero che per Content and Language Integrated Learning si intende l’apprendimento integrato, alle superiori, di contenuti disciplinari in una lingua straniera veicolare.
Significa, in pratica, come ben descritto in un altro articolo della Tecnica della Scuola, che gli studenti della secondaria di secondo grado sono chiamati ad apprendere una disciplina non linguistica (la fisica piuttosto che il diritto o la storia) in lingua straniera. Questa è prevalentemente l’inglese, ma non si esclude che il piano di studi possa contenere un’altra lingua non italiana.
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Ora, in base a quanto trapela dal Miur, confermato dalla stampa nelle ultime ore, in corrispondeza della pubblicazione delle discipline relative alla seconda prova scritta della maturità 2016, un primo “assaggio” di disciplina curricolare espressa in Clil potrebbe arrivare nel corso della maturità di licei, tecnici e professionali: lo spazio, tuttavia, sarebbe obbligatoriamente ridotto. Quindi, al massimo, delle domande scritte nelle discipline, da argomentare in lingua straniera, potrebbero essere scelte nella terza prova, il cosiddetto “quizzone”.
Ma, soprattutto, l’espressione naturale di questo genere di competenze acquisite dagli studenti, potrebbe essere verificate in sede di esame orale. Con la conversazione di contenuti tradizionali, ma soprattutto specialistici, relativi al tipo di corso superiore frequentato, da svolgere in lingua straniera.
Ricordiamo, a sostegno di questa teoria, che l’apprendimento in Clil è ormai ampiamente adottato in tutti i paesi europei. In Italia, inoltre, il suo insegnamento è divenuto obbligatorio dal 2010, attraverso la riforma Gelmini della scuola superiore, con l’approvazione dei DPR n. 87, 88 e 89/2010.
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