Sette tracce: tre adeguate ad un esame di fine percorso, una a forte rischio di banalizzazione, una con documentazione scarsa, una che stuzzica la sensibilità personale.
E una “confinata” da consegne molto limitative. Bene la traccia di Tipologia A, che sulla base di alcune riflessioni di Umberto Eco porta lo studente a rispondere all’impegnativa domanda “a cosa serve questo bene immateriale che è la letteratura?”.
Bene il tema storico sul suffragio femminile, che in Italia è stato riconosciuto solo dopo la seconda guerra mondiale. Si aprono riflessioni sul difficile cammino verso la parità dei diritti, nella vita privata, pubblica e lavorativa. Sono passati 70 anni da quello storico voto, eppure le statistiche ci dicono che, a parità di studi e di titoli, le donne stentano a raggiungere posizioni apicali, a parità di lavoro guadagnano molto di meno, mentre le pari opportunità non sono affatto garantite, visto che la maternità è ancora un ostacolo per lavoro e carriera.
Anche la traccia sul valore del paesaggio ha offerto allo studente la possibilità di una trattazione sul rapporto tra natura, storia e arte in Paese come l’Italia spesso massacrato dagli orrori delle periferie, dalle speculazioni edilizie e dall’incoscienza criminale di chi inquina. Le fonti allegate a questa traccia di ambito storico-politico sono adeguate con molti spunti.
A forte rischio di banalizzazione appare invece la traccia dell’ambito tecnico-scientifico con la scoperta dell’acqua su Marte e un riferimento alle ricadute positive delle ricerche condotte nello spazio. È presumibile che questo argomento sia stato scelto o da studenti molto ferrati in materia o a corto di quegli argomenti di spessore necessari per svolgere gli altri temi.
Il tema di ambito artistico-letterario tocca il rapporto conflittuale padre-figlio nelle arti e nella letteratura del Novecento. Difficile per uno studente medio avere una preparazione all’altezza, però l’argomento va a toccare il vissuto profondo dell’individuo. “Ogni studente troverà una traccia vicina alla propria sensibilità” aveva detto la ministra Giannini. Passabile.
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Lascia stupiti invece che la traccia dell’ambito storico-economico abbia una documentazione scarsissima. L’argomento da sviluppare è impegnativo: “Crescita, sviluppo e progresso sociale. È il PIL la misura di tutto?”. Come fonte però troviamo solo la definizione di PIL tratta dall’Enciclopedia Treccani e una frase di Robert Kennedy del 1968 che accenna a valori ben diversi dall’accumulo di beni materiali. Poco.
Le maggiori perplessità si riscontano nel tema generale Tipologia D, da sempre prioritario nella scelta degli studenti. L’ampia citazione iniziale di Piero Zanini induce a riflettere sui concetti di confine e di frontiera. Lo spiega bene Zanini cosa si intende per frontiera: “andare al di là”, “uscire da uno spazio familiare”, “dover combattere”, “incertezza”. Il confine invece “indica un limite comune, una separazione tra spazi contigui”, anche una delimitazione di proprietà.
Nelle otto righe di citazione, la parola confine appare una volta all’inizio, mentre la parola frontiera è ripetuta tre volte in sette righe, aprendo spazi argomentativi anche storico-letterari, dal mitico viaggio verso l’ignoto oltre il limite ritenuto invalicabile nel mondo antico, alle grandi e avventurose esplorazioni del mondo moderno, alla frontiera dell’West dei pionieri americani che ha plasmato l’identità e l’orgoglio di quel popolo.
Attenzione però, al candidato non sono richiesti voli pindarici. Deve tenersi nell’alveo indicato dalle consegne, che portano ad incanalare il discorso nell’unica direzione del “confine” e non c’azzeccano col preambolo.
Questa infatti la seconda parte del titolo: “A partire dalla citazione, che apre ad ampie considerazioni sul significato etimologico-storico-simbolico del termine confine, il candidato rifletta, sulla base dei suoi studi e delle sue conoscenze e letture, sul concetto di confine: confini naturali, “muri” e reticolati, la costruzione dei confini nella storia recente, l’attraversamento dei confini, le guerre per i confini e le guerre sui confini, i confini superati e i confini riaffermati”.
Chi non ha letto tutto il titolo con attenzione può essere finito fuori tema. Quello che viene richiesto è di soffermarsi sul concetto di confine (ripetuto nove volte!), non di frontiera. Con una chiave di lettura molto contemporanea e politicamente corretta (“muri”, “reticolati”, “costruzione dei confini nella storia recente” …)
L’analisi lessicale non lascia dubbi né spazi interpretativi. E se non bastasse, c’è pure la chiosa della ministra Giannini: il tema Tipologia D verte sulla “reinterpretazione del concetto di confine, che non è solo separazione, ma può essere elemento di continuità e integrazione”.
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