Categorie: Attualità

Maturità 2017, prima prova: il Miur conosce la scuola?

Nella giornata del 21 giugno è partita l’edizione del 2017 degli esami di Stato, con la prova scritta d’italiano che ha suscitato non poche polemiche.

Ad alzare un polverone, specie fra i docenti, c’è la scelta dell’analisi del testo, in cui è uscito il poeta Giorgio Caproni, una sorpresa per studenti e docenti.

“Mi piacerebbe tanto sapere quanti tra i 505.686 maturandi hanno scelto l’analisi della poesia di Giorgio Caproni. Mi piacerebbe tanto guardare in faccia i fantomatici autori delle tracce e spiegare loro che cosa e quanto si spiega a scuola. Mi piacerebbe tanto sapere se sono mai entrati in una classe a fare lezione”, scrive l’insegnante Monica Cartia sul suo profilo Facebook, si legge su Il Fatto Quotidiano.

 “Giorgio Caproni, impagabile traduttore proustiano, verrà interpretato dagli studenti come un’amplificazione dell’insulto di Sgarbi. La poesia, oggetto della maturità, fu pubblicata postuma, nel 1991. Generalmente, le classi che riescono ad arrivare al 1901 col programma di italiano possono ritenersi fortunate”, scrive ancora su Facebook la giornalistaBeatrice Dondi.

Da quello che è emerso, sono in molti a contestare al ministero il fatto che non si conoscano le realtà delle scuole, dove effettivamente gli studenti concludono il programma di letteratura e storia, riproponendo da un lato il problema ricorrente che dopo la seconda guerra mondiale sono davvero poche le scuole che riescono ad approfondire, dall’altro, quindi, la sordità presunta del Miur che con la scelta di Caproni, nella prova del 21 giugno, è stata palese. “Le ore sono quelle che sono. Bisogna fare delle scelte, è necessario tagliare”, la frase tipica della maggior parte dei docenti di lettereho sentito dire in tanti consigli di classe e poi nei consigli docenti.

“Così diventa un po’ paradossale, continua Il Fatto Quotidiano, che dal Miur si ostinino a chiedere ai maturandi competenze (mi verrebbe dire, anche abilità) che non possono avere. Si badi bene, non per demerito degli insegnanti che, anzi, s’ingegnano, il più delle volte,a fare l’impossibile. Semplicemente non possono avere perché è evidente chearrivare a trattare diffusamente di Caproni e di Magrisnel corso delle lezioniè praticamente impossibile, non volendo tagliare oltremodo. Non possono avere perché l’attualità dovrebbe essere un patrimonio personale, una curiosità, allenata negli anni. Nel corso dell’anno si può accennare ad alcuni accadimenti, ma non soffermarcisi a lungo. Dunquedella cosiddetta “attualità”dovrebbero occuparsi i ragazzi. Quanto ciò avvenga in maniera diffusa è lecito dubitare, frequentando il mondo dei giovani liceali”.

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Fabrizio De Angelis

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