Subito dopo la pubblicazione delle commissioni degli Esami di Stato 2017, come ogni anno parte la corsa alle indagini dei commissari selezionati.
E così, non solo i ragazzi iniziano a spulciare informazioni possibili su chi si troveranno di fronte, aiutandosi con Facebook e gli altri social per vedere quantomeno la “faccia dei loro carnefici”, ma l’ansia attanaglia anche i loro genitori, che chiedono a docenti colleghi o conoscenti insegnanti pareri su quel commissario, o addirittura “raccomandazioni”.
A tal proposito, sulla pagina di Bari di Repubblica.it, l’insegnante e collaboratore della testata Giancarlo Visitilli, racconta un simpatico ma allo stesso tempo preoccupante retroscena a poche ore dalla pubblicazione delle commissioni:
Esami di maturità. A qualche ora dalla pubblicazione dei nomi dei docenti commissari e dei presidenti il mio telefonino comincia a vibrare. Ore 23,17: sms. “Ciao Giancarlo, scusami l’ora, ma mia figlia come presidente all’esame ha avuto la preside ***. La conosci? So che è di Bari. Com’è, è una che rompe? Non è che mi fai il favore di dirle due cose. Senza che raccomandi! Scusami, ma c’ho un’ansia! Puoi rispondere anche domani, se vuoi. Buona notte!”.
In effetti m’addormento, ma al mattino la prima telefonata arriva molto presto. Sono le 7,15: “Ciao, mi ha dato il tuo numero una nostra collega. Ti do del tu perché siamo entrambi insegnanti. Siccome so che conosci tutti nell’ambiente, non è che puoi sprecare qualche parola per mio figlio con questo tipo che è stato nominato per matematica, pare che sia un matto! I ragazzi hanno tutti paura, non lo dico solo per mio figlio, ma a questo una chiamata va fatta!”.
Non ci penso neanche. Ma alle 22,35 una nuova chiamata: “Senti, io non voglio miracoli, ma se gli dici almeno che mio figlio è un ragazzo che è seguito e che ha bisogno di un voto importante. Sai, pagare di meno anche le prime rate, di questi tempi… Scusami, se mi sono permessa. Ma questi esami di Stato perché non li eliminano, solo tanta ansia, non servono a niente!”.
Quindi, ricapitolando: in meno 24 ore ho ricevuto già tre richieste di raccomandazione. Penso a questi genitori ‘premurosi’, ai figli da loro educati, alla società di oggi, a quella che ci aspetta. Ma anche alle prossime ore che aspettano me e il mio telefonino.
Morale della favola: i genitori sono più ansiosi dei loro figli che dovranno sostenere le prove, e questo lo avevamo detto.
Forse si tratta solo di un pensiero personale, ma anche in questo caso si manifesta il leitmotiv della scuola degli ultimi anni: i genitori tendono a proteggere i loro figli in modo eccessivo, oltremisura.
Ma non basta, perché facendo così le famiglie non si accorgono quanto male possa recare ai loro ragazzi, continuamente sotto una campana di vetro e inoltre scoraggiati e non valorizzati delle loro capacità, perché chiedere una “raccomandazione”, chiedere di essere tolleranti con il proprio figlio agli esami di stato, significa, inconsapevolmente, ammettere: “mio figlio non può sopportare la tensione dell’esame, non è abbastanza forte, forse non è abbastanza bravo”.
E questo pensiero, quest’ansia, arriva in qualche modo al figlio, che non proverà mai a sfidare sé stesso, e si accontenterà di fare il minimo indispensabile, o a volte peggio, di non credere minimamente nelle sue capacità.
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