Dopo un nostro articolo dal titolo “Maturità 2019, sui materiali delle buste il Miur deve precisare”, arriva, a distanza di tre giorni, la precisazione del Miur sul caso dei materiali da inserire nelle buste.
In una nota del Miur, precisamente la n.788 del 6 maggio 2019, c’è un paragrafo apposito dedicato al rapporto tra il documento del consiglio di classe e la scelta dei materiali. Sembra che il Miur abbia voluto rispondere alla nostra esortazione di necessità di fare pervenire una precisazione ufficiale sulla questione dei materiali.
In tale paragrafo è scritto che: “Fermo restando il carattere informativo ed orientativo del documento, è bene ricordare che la competenza nella scelta dei materiali per il colloquio è normativamente affidata in via esclusiva alla commissione d’esame. Il consiglio di classe, perciò, descriverà il percorso formativo e didattico che potrà orientare il lavoro della commissione, ma non potrà sostituirsi alla commissione stessa nell’indicare i materiali da utilizzare per lo spunto iniziale del colloquio”.
Quindi si evince che Il Consiglio di classe quando redigerà il documento del 15 maggio, non dovrà indicare i materiali da utilizzare per lo spunto iniziale del Colloquio, ma si dovrà limitare a stilare il documento in modo che informi ed orienti la commissione.
La prerogativa della scelta dei materiali da utilizzare per lo spunto iniziale del colloquio è di competenza esclusiva della Commissione, che, a questo punto, secondo il principio delle pari opportunità previsto esplicitamente nell’O.M. 2015 dell’11 marzo 2019, potrebbe decidere di inserire nelle buste, materiali già trattati dagli studenti oppure materiali del tutto sconosciuti agli studenti, ma sempre coerenti ai programmi effettivamente svolti e inseriti nel documento del Consiglio di classe.
Nella nota Miur n.788 del 6 maggio 2019, è scritto: “Al fine di non creare disparità di trattamento tra i candidati, la commissione porrà particolare attenzione alla scelta delle tipologie, anche in relazione alla natura degli indirizzi, e all’equivalenza del livello di complessità dei materiali. La scelta dei materiali, alla quale dovrà essere dedicata un’apposita sessione di lavoro, sarà effettuata distintamente per ogni classe/commissione, tenendo conto del collegamento con lo specifico percorso formativo e con il documento del consiglio di classe che lo illustra in modo dettagliato.
Sulla questione della riforma degli esami di Stato e dei materiali da inserire nelle buste del colloquio, abbiamo sentito, ai nostri microfoni, Giulia Biazzo coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti, impegnata in un giro di assemblee studentesche nelle scuole della Sardegna. La coordinatrice nazionale UDS ci ha detto: “Questa ultima nota del Miur arriva come ulteriore beffa rispetto alla riforma degli esami di Stato, che ci ha visto impegnati nelle piazze e nei cortei studenteschi del 22 febbraio 2019 a protestare contro questa riforma. Questo tipo di nuovo esame è stato pensato per ostacolare i ragazzi, ma soprattutto è stato pensato per creare un forte dislivello tra la formazione reale ricevuta dai ragazzi nel triennio e quella pretesa invece dalle prove da fare all’interno dell’esame di maturità. La questione delle buste e dei materiali che saranno contenuti al loro interno fa più ridere che ben pensare, ed è solo uno degli elementi critici e problematici di questo esame, che ovviamente metterà in difficoltà gli studenti perché dovranno affrontare la prova del colloquio a scatola chiusa e magari anche con materiali sconosciuti. L’esame prevede, nella fase del colloquio, anche la trattazione di tematiche di cittadinanza e Costituzione, senza pensare che in tante scuole queste tematiche vengono trattate marginalmente e c’è una forte carenza di offerta formativa rispetto a questo tipo di percorsi. Altra criticità del colloquio è quella riferita all’obbligo di trattare, in sede di colloquio dell’esame, anche con una presentazione multimediale, i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento svolti nel triennio. Ebbene il Miur entro 60 giorni dall’approvazione della legge di bilancio avrebbe dovuto elaborare le linee guida dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, anche per consentire una più consapevole preparazione per affrontare l’esame di maturità, mentre non solo non lo ha fatto, ma non ha tenuto in conto del fatto che in troppe scuole tali percorsi non sono e non sono stati affatto formativi. Ultima criticità, che forse è anche la più grave, è l’obbligatorietà dei test Invalsi per l’accesso all’esame di Stato, anche se per quest’anno tale obbligo è stato derogato e rinviato all’anno prossimo. In buona sostanza il nuovo esame di Stato è profondamente incoerente con la realtà dei percorsi formativi svolti dagli studenti, questo perché tale riforma è nata da una politica incapace ad ascoltare democraticamente studenti e docenti”.
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