Fatta la prima simulazione della prima prova della maturità, si pone il problema della griglia di valutazione. Il Miur ha solo dato gli indicatori generali, lasciando ai docenti e alle commissioni d’esame il compito di dettagliare i descrittori.
È giusto lasciare a docenti e commissioni un margine di discrezionalità tecnica, ma sarebbe bene almeno fornire qualche esempio concreto che funziona.
Nelle scuole ferve intanto un’intensa attività di sperimentazione e se ne vedono di tutti i colori.
Alcuni insegnanti, si sa, amano “grigliarsi” al centesimo, e costruiscono sulla base dei semplici indicatori forniti dal Miur anche due pagine fitte di descrittori e punteggi: per valutare un compito di italiano bisogna fare una lunga e minuziosa operazione contabile. Che senso ha?
Non sembra che ci sia neppure alcuna utilità pratica, perché la complessità parossistica non porta automaticamente a una maggiore oggettività.
Valutando lo stesso compito con 3 griglie diverse si possono raggiungere 3 punteggi diversi, che possono fare la differenza rispetto al livello della sufficienza o dell’eccellenza. È pur vero che, in sede d’esame, il lasco sempre possibile in qualsiasi valutazione è mitigato dalla collegialità nella correzione degli elaborati, per aree disciplinari.
Tuttavia, per porre un freno alla ridda delle “grigliate” sperimentali, c’è una sola via d’uscita: il Miur metta on line alcuni esempi di griglie sensate, semplici e funzionanti rispetto al calcolo e all’obiettivo.
Intanto ringraziamo la prof.ssa Marina Petrone, docente presso il Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Napoli ha voluto condividere con la comunità dei lettori de La Tecnica della Scuola il lavoro svolto, con i colleghi, sulle griglie di valutazione per la prima prova della nuova maturità sulla base degli indicatori forniti dal Miur.
Oltre alle griglie – una per ciascuna tipologia prevista – è stata predisposta una tabella di conversione punteggio/voto.
È un lavoro che segue i criteri ministeriali, elaborato in forma chiara e leggibile su una facciata.
Sarebbe opportuno, a questo punto, che il Miur raccogliesse gli esempi più validi e funzionali per offrire a docenti e commissioni almeno una possibilità di scelta collaudata e sicura, evitando il proliferare di modelli astrusi e complicati che neppure conducono a un risultato omogeneo.
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