Manifestiamo il nostro disagio e la nostra preoccupazione nell’apprendere le novità relative al nuovo esame di stato, nella seconda prova di inglese all’Istituto tecnico economico, articolazione RIM.
Prima di tutto, desideriamo ricordare che questi continui cambiamenti che ogni governo apporta allo stesso, sono molto disorientanti, soprattutto se introdotti in corso d’opera. Inoltre, notiamo che le aspettative del ministero, che già erano molto alte con l’esame Renzi del 2016, sono diventate ancora più alte.
La parte di produzione si articola ora in due scritti, entrambi obbligatori, di 300 parole ciascuno, uno di tipologia e genere afferente al settore di indirizzo (ci auguriamo si tratti, nel nostro caso, di una fase della transazione commerciale, ma non ne siamo sicure) e un altro di tipo narrativo o descrittivo o argomentativo (ad esempio: articolo, recensione, relazione, saggio ecc.) inerente al dominio pubblico. A questo si aggiunge un’altra parte, di comprensione di due testi scritti, uno di argomento tecnico-professionale e uno di attualità con 15 domande aperte e/o chiuse.
Notiamo, quindi, che la quantità è esattamente il doppio di quello che era lo scritto introdotto nel 2016, ma, soprattutto, notiamo che si ritiene che nelle nostre misere tre ore alla settimana, dovremmo riuscire a preparare i nostri allievi in ogni possibile tipologia di testo scritto, dovremmo esercitarli a parlare, dovremmo esercitarli all’ascolto (vedi Prova Invalsi), dovremmo farli familiarizzare con descrizione di grafici in lingua e compilazione documenti in lingua e dovremmo trattare tutta una serie di temi relativi al corso di studi che sarebbero di competenza dei nostri colleghi, che sulla carta, ma solo sulla carta, si occupano del CLIL.
Per finire, poiché quest’anno è uscita per noi la doppia prova (economia + inglese), ci chiediamo di che cosa si tratti esattamente. Significa forse che una parte dell’esame di economia deve essere svolta in lingua? Oppure che metà esame riguarderà parte delle prove su menzionate di inglese e l’altra metà una prova di economia, con un qualche legame tra le due? Pensiamo che queste informazioni dovrebbero essere chiare e soprattutto che avrebbero dovuto essere fornite un bel po’ di tempo fa con relative simulazioni.
Ricapitolando, le aspettative sopra menzionate sono in ogni caso ben lontane dall’essere accettabili per i seguenti motivi:
- orario settimanale del tutto insufficiente;
- livello di conoscenze e competenze di base grandemente inadeguato degli allievi che passano dalla scuola media al tecnico (tranne qualche eccezione gli allievi meglio preparati scelgono i licei);
- biennio comune, che non ci permette di impostare un lavoro rigoroso dalla prima e che non garantisce alcuna continuità didattica;
- le tre misere ore che abbiamo sulla carta sono spesso molte meno per Alternanza Scuola Lavoro, progetti vari, feste, orientamenti, simulazioni d’esame, conferenze ecc.;
- i nostri colleghi di economia, relazioni internazionali ecc. (che hanno almeno il doppio delle nostre ore) non svolgono lezioni in inglese, non si occupano del CLIL.
Speravamo nel senso pratico di questo governo che si è dichiarato vicino alla gente, ma notiamo, con rammarico, che le cose non sembrano migliorate, ma sembrano, piuttosto, peggiorate, perché ancora più lontane dalla realtà.
E’ necessario quindi che vengano apportate le seguenti modifiche al nostro corso, se vogliamo che i nostri allievi possano affrontare l’esame con una certa serenità:
- che ci venga aumentato l’orario;
- che il RIM non sia più un’articolazione, ma un corso a sé stante;
- che ci siano più opzioni nella produzione scritta dell’esame di stato di inglese, in modo che l’allievo possa scegliere quella che è stata meglio esercitata in classe, oppure che si limitino le tipologie di writing richieste e che siano indicate chiaramente;
- che non si dia per scontato che le altre materie di indirizzo vengano veicolate in lingua inglese.
Magda Aprilis
Maddalena Roncat