Esiste ancora troppa incertezza e confusione sul materiale da utilizzare per la predisposizione delle buste del colloquio dell’esame di Stato 2018/2019. I materiali dovranno essere documenti già trattati dagli studenti durante l’anno scolastico o potranno essere anche materiali sconosciuti pur essendo coerenti con quanto svolto effettivamente durante l’anno scolastico? Si attende chiarimento del Miur che arriverà con apposita nota.
È utile leggere, con attenzione, l’art.6, comma 3, dell’Ordinanza Ministeriale 205 dell’11 marzo 2019, in cui si precisa che la commissione tiene conto del documento nell’espletamento dei lavori e nella predisposizione dei materiali per il colloquio, ai sensi dell’articolo 2 del d.m. n. 37 del 2019.
L’art.2, comma 1, del decreto ministeriale n.37 del 18 gennaio 2019, stabilisce inequivocabilmente che la commissione propone al candidato, secondo precise modalità, di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline. Tra le modalità suddette, la commissione, ai sensi dell’art.2, comma 3, del DM n.37/2019, tiene conto del percorso didattico effettivamente svolto, in coerenza con il documento di ciascun consiglio di classe, al fine di considerare le metodologie adottate, i progetti e le esperienze svolte, sempre nel rispetto delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida.
All’art.19, comma 5, dell’OM 205 dell’11 marzo 2019, è scritto che al fine di garantire trasparenza e pari opportunità per tutti i candidati, la commissione predispone per ogni classe, in coerenza con il documento del consiglio di classe, un numero di buste, contenenti i materiali pari al numero dei candidati, aumentato almeno di due unità, così da assicurare che anche l’ultimo candidato possa esercitare la scelta di una busta su tre proposte.
Da più parti di Italia ci sono docenti che hanno seguito corsi di formazione, con esperti mandati dal Miur, sul nuovo esame di Stato 2018/2019. Secondo l’interpretazione normativa degli esperti del Miur, i materiali che verranno utilizzati per riempire le buste, potrebbero essere anche documenti mai visionati dai candidati durante l’anno scolastico e non inseriti nel documento del Consiglio di classe, ma potrebbero essere pure testi o problematiche note, o ancora progetti ed esperienze presenti nel documento del 15 maggio.
Quindi, secondo quello che hanno compreso molti docenti che hanno seguito i suddetti corsi di formazione, sembrerebbe che all’interno di alcune buste potrebbero esserci materiali noti agli studenti e in altre buste materiali sconosciuti.
È utile osservare che se i materiali da inserire nella busta fossero sia noti, che mai visionati dai candidati, allora si potrebbe verificare una situazione volta a non garantire le pari opportunità previste, ai senti dell’art.19, comma 5 dell’OM 205/2019, per tutti i candidati.
Dal Miur, sulla questione colloquio dell’esame di Stato, e più specificatamente sul materiale da inserire nelle buste, stanno preparando una nota di precisazione in cui verrà specificato, almeno si auspica, se il materiale potrà essere anche un documento mai visionato dallo studente.Certo è che lo stato di ansia di mezzo milione di candidati all’esame di Stato 2018/2019 e delle rispettive famiglie, è sicuramente amplificato dall’incertezza normativa e dalla poca chiarezza sulla questione materiali da utilizzare per la predisposizione di queste buste. Forse serve con urgenza che il Miur facesse finalmente chiarezza, sarebbe meglio che ciò avvenisse prima del 15 maggio.
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