Sulla maturità del 2020, le indicazioni del ministro dimissionario Lorenzo Fioramonti rimarranno valide. A confermare le nuove disposizioni, previste dalla nota n. 2197 dello scorso novembre, è stata l’attuale titolare del Miur, Lucia Azzolina, parlando margine dell’evento al Miur da cui è scaturito il Protocollo di Intesa, per ridurre i dislivelli territoriali d’istruzione, fra il Miur il ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia e l’Anci.
Confermando le ultime indiscrezioni, Azzolina ha detto che sulla maturità “stiamo lavorando: non ci saranno grandi cambiamenti, gli studenti devono avere la serenità di affrontare gli esami; non ho intenzione di grandi stravolgimenti. Le buste non ci saranno, la storia ci sarà assolutamente, le materie usciranno a breve, siamo al lavoro”.
Niente sorteggio all’orale, ideato dall’ex ministro Marco Bussetti: va in soffitta subito, dunque, il sistema dell’estrazione affidata ai candidati fra tre buste chiuse al momento dell’esame orale così come era avvenuto all’ultimo esame di Stato, nel giugno 2019.
Contro Azzolina si è scagliato il senatore della Lega Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama e responsabile Istruzione del partito.
“É quantomeno singolare – ha detto il leghista – che un ministro al centro delle polemiche per aver copiato lavori altrui (il riferimento è alle accuse del linguista Massimo Arcangeli sulla relazione di fine Ssis n.d.r.), anziché dimettersi, trovi il tempo di rassicurare gli studenti rispetto all’esame di maturità, prima grande prova dove la preparazione dovrebbe prevalere su furbate e sotterfugi”.
Riferendosi alla Legge 159/19, noto come decreto scuola, Pittoni ha detto che “Azzolina e il governo che lei rappresenta, hanno sulla coscienza il futuro di tante operatrici e di tanti operatori della scuola, che hanno mostrato sul campo il loro valore e il loro impegno, tanto da vedersi confermata ripetutamente la fiducia, senza però che questa si sia mai tradotta in stabilizzazione. A loro e agli studenti il ministro faccia un favore: chieda scusa e si dimetta”, ha concluso il senatore.
Come è noto l’art. 17, comma 9, del decreto legislativo n° 62 del 2017 definisce la struttura del colloquio, prevedendo che esso abbia la finalità di accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale dello studente. In particolare, all’avvio del colloquio la commissione propone al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare la sua capacità di affrontare con autonomia, padronanza e responsabilità le tematiche e le situazioni prospettate.
Il decreto ministeriale n° 37 del 18 gennaio 2019 e l’art. 19 dell’O.M. n° 205 dell’11 marzo 2019 hanno successivamente definito una specifica procedura relativa alle modalità di conduzione del colloquio, stabilendo che il giorno della prova orale il candidato sorteggi
i materiali (testi, documenti, esperienze, progetti e problemi) contenuti in una delle tre
buste proposte dal Presidente della commissione d’esame.
A tal fine la commissione predispone per ogni classe un numero di buste con i materiali pari al numero dei candidati aumentato di due unità.
Quindi, non si rinnoverà tale procedura di assegnazione del materiale ai candidati, rimanendo fermo quanto disposto dall’art. 17, comma 9, del decreto legislativo n° 62/2017 circa l’avvio del colloquio mediante l’analisi da parte dello studente dei materiali preparati dalla commissione d’esame in un’apposita sessione di lavoro, con l’immutata finalità di “verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale anche utilizzando la lingua straniera”, materiali che dunque devono consentire un approccio multidisciplinare.
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