Sono docente presso una realtà scolastica non paritaria la quale si impegna sul territorio da anni per garantire la migliore istruzione ai propri allievi sulla base del metodo pedagogico scelto dalle loro famiglie le quali ad oggi, come cittadine italiane, si trovano a vivere i disagi, i timori e i dolori che l’Italia sta vivendo ma anche il senso del dovere e di appartenenza.
Quello che non comprendiamo è perché si vedano incasellate alla pari di chi ha scelto l’home schooling e che a scuola non va e non è mai andato, quindi coloro che hanno fatto una scelta chiara ma diversa da chi invece ha affidato l’istruzione dei propri figli ad istituti ed insegnanti privati.
Già il peso delle idoneità annuali, per tutte le classi e soprattutto per tutte le età dei bambini, è sempre stato sostenuto insieme ai circoli didattici del territorio con grande impegno e sforzo di fine anno, dopo aver frequentato e lavorato assiduamente, noi insegnanti ma soprattutto i nostri bambini, al pari degli altri studenti italiani.
Altrettanto adeguato il nostro impegno ora, in emergenza covid-19, durante la quale non abbiamo mai cessato di stare vicino ai nostri allievi e alle loro famiglie, con la didattica a distanza ma non solo, perché ora più che mai serve anche un sostegno umano ed emotivo, non solo distanziato.
Ad oggi ci sentiamo per l’ennesima volta discriminati da un decreto, ultimo quello del 8 aprile 2020, che parla di esami a settembre per i privatisti.
Non entrate nel merito delle così dette istituzioni scolastiche autonome, non paritarie, ma temiamo che con la parola “privatisti” intendiate anche le nostre realtà.
Io chiedo a nome della realtà scolastica ove opero, dell’associazione no profit che la gestisce e di tutte le realtà educative presenti sul territorio nazionale, nelle nostre stesse condizioni, di venire tutelati al pari degli altri.
Il nostro impegno non è venuto mai a mancare e non mancherà mai. Il nostro impegno educativo e soprattutto umano è sempre presente.
Abbiamo bisogno di sentire che non ci abbandonate, uso queste parole forti, perché i nostri bambini stanno subendo questa emergenza al pari degli altri allievi senza nessuno sconto; perche dover subire di più?
Dover rientrare i primi di settembre ed essere sottoposti ad un esame, ad una prova di idoneità non è il modo di riconoscere umanamente il loro impegno scolastico svolto a tutt’oggi. A settembre va chi non ha studiato abbastanza e lo fa rimediando in estate. Questo presuppone che noi dovremmo far studiare le nostre migliaia di allievi in estate. Perché? Perche solo noi?
Non nascondiamo il fatto che, nella didattica a distanza, abbiamo più controllo noi dei nostri allievi rispetto ad altre situazioni che vivono disagi o povertà tali da non aver consentito il mantenimento delle lezioni. È tema attuale da risolvere che tanti allievi della scuola pubblica non abbiano gli strumenti necessari per seguire la didattica a distanza, che non hanno la possibilità di accesso alle piattaforme o che non possono avere i mezzi. Per non parlare delle difficoltà degli insegnanti stessi.
Chiedo di non dimenticarci, di non discriminarci, di non punire i bambini per un qualcosa della quale non hanno colpa, di non fare di tutta un’erba un fascio, di riconoscere il nostro impegno, il nostro lavoro e quindi attraverso questo riconoscimento di portare un grande rispetto nei confronti di tutti, soprattutto ai bambini che oggi stanno facendo scuola e saranno da grandi persone parte di questa forte nazione che è l’Italia e porteranno nel mondo ciò che hanno imparato, anche dal nostro esempio.
Rosastella Fallaha