Saranno necessarie altre disposizioni normative e altri chiarimenti da parte del Ministero, per capire come prenderà avvio il colloquio dell’esame di stato 2020, dopo la cancellazione del meccanismo delle buste.
La Circolare Ministeriale n. 2197 del 25 novembre scorso offre una “prima panoramica” circa la situazione, evidenzia gli aspetti sicuri, ma nulla dice circa la nuova procedura di assegnazione ai candidati dei materiali preparati dalla commissione. Fermo restando che questo sarà il punto di partenza, come disposto dal D.lvo 62/2017.
Emerge chiaramente che la linea tenuta dal Ministero è di non modificare la riforma fatta nel 2017. La Circolare puntualizza più volte che “resta fermo” l’impianto normativo del D.lvo 62/2017, il quale “trova piena applicazione” nell’anno in corso.
Così tra i requisiti per l’ammissione, diventa obbligatorio lo svolgimento delle prove Invalsi e dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (ex ASL), per i quali l’anno scorso c’è stata la sospensione in via transitoria.
Che il Ministro abbia invece intenzione di apportare dei cambiamenti è ripetuto tre volte nel testo. Ma questi saranno circoscritti a “alcuni aspetti riguardanti la redazione della prima prova scritta di italiano e le modalità di svolgimento del colloquio”, comunque nel “pieno rispetto” dell’impostazione prevista e con “immutata finalità” sotto l’aspetto della valutazione.
Pare che al Ministero abbiano la consapevolezza che niente è più deleterio per studenti, famiglie e operatori della scuola di annuali cambiamenti e conseguenti incertezze. A sostegno della linea di continuità e stabilità, la Circolare riporta l’esito dell’“attento monitoraggio” sul primo anno di attuazione della riforma svolto dai dirigenti tecnici.
Dopo l’impegno profuso lo scorso anno, fra indicazioni, simulazioni e conferenze di servizio, si registra un “diffuso e concordante livello di soddisfazione” per la nuova tipologia delle prove scritte. Quanto al colloquio, “molto positiva è stata ritenuta l’impostazione integrata e trasversale”. La modalità di avvio, basata sulla predisposizione e sulla discussione di materiali di spunto, è stata valutata “interessante e stimolante”. Bene anche la coerenza con le Linee Guida e le Indicazioni nazionali, la corrispondenza con le progettazioni didattiche, l’utilizzo delle griglie di valutazione.
La storia a dire il vero non è mai stata cancellata dall’esame. Il D.lvo n. 62/2017 prevede espressamente per le prove scritte l’ambito storico, oltre che artistico, letterario, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. Tanto è vero che la storia era presente nelle simulazioni nazionali e nella prova d’esame di giugno 2019. Una delle tre proposte di tipo B, analisi e produzione di un testo argomentativo, riguardava appunto “L’eredita’ del Novecento” e richiedeva allo studente conoscenze approfondite sui temi storico-sociali del XX secolo. Quest’anno, il Ministro ha voluto che “almeno una delle tracce della tipologia B (analisi e produzione di un testo argomentativo) debba riguardare l’ambito storico”, perché la storia è una disciplina fondamentale.
Se lo scorso anno, alla fine, tutto è andato bene, perché allora cambiare? Fermo restando che il colloquio dovrà prendere avvio dai materiali proposti dalla commissione come stabilisce il D.lvo 62/2017, perché cancellare il sorteggio delle buste? Stando alle dichiarazioni del Ministro, perché la “roulette”o “lotteria” del sorteggio crea ansia agli studenti.
C’è però il rovescio della medaglia. In che modo testi, documenti, esperienze, progetti problemi saranno proposti a ciascun alunno? In che modo si potrà garantire a tutti pari opportunità di partenza, imparzialità e trasparenza, mettendo al bando il dubbio di favoritismi ad personam?
Insomma il sorteggio delle buste aveva ormai ingranato, mentre sarà una nuova grana cambiare procedura.
Bisognerà attendere il decreto previsto per gennaio per conoscere le modalità organizzative di svolgimento del colloquio.
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