Il 9 marzo 1883 veniva alla luce a Trieste Umberto Saba. Nel giorno in cui si celebrano i centoquarant’anni dalla sua nascita, cogliamo l’occasione per ricordare a docenti e studenti che l’ultimo testo del poeta triestino ad essere scelto come argomento della prima prova scritta agli Esami di Stato, “La ritirata in piazza Aldrovandi a Bologna”, risale all’anno scolastico 1999-2000. Ecco perché il sito Studenti.it , che ha già avviato il rito annuale del “toto tema”, avanza l’ipotesi Saba per la prossima maturità.
Schiacciato tra Ungaretti, Quasimodo e Montale, Umberto Saba è spesso trascurato dai docenti di Lettere che, ovviamente, in un panorama letterario tanto ricco come quello del primo Novecento italiano, sono costretti a fare delle scelte e a operare dei tagli.
Eppure, la produzione poetica di Saba – il Canzoniere, in particolare – contiene dei brevi e fulminanti componimenti i cui temi, ancorandosi al vissuto degli studenti, ben si prestano a un’attualizzazione utile per suscitare motivazione e interesse. È il caso della poesia “Disoccupato” in cui il poeta descrive un uomo che zitto sen va, poggiato al suo bastone e al suo destino, tra gente che si pigia in lunghe file alle botteghe vuote. O della poesia, Mio padre è stato per me “l’assassino”, in cui il poeta rievoca la figura del padre dal quale era stato abbandonato e che conobbe per la prima volta a vent’anni.
Per non parlare del ciclo delle cinque poesie sul calcio. Saba è il primo poeta ad assegnare ai calciatori – idoli delle folle – il ruolo di personaggi letterari a tutto tondo. Le immagini della solitudine del portiere in Goal sono tra le più intense della letteratura sportiva, immagini alle quali potremmo dire che si è ispirato il più grande tra i giornalisti sportivi italiani, Gianni Brera, che con la sua prosa ricca e colta diede al calcio le sue “lettres de noblesse”.
Saba ha preso le distanze dal dannunzianesimo, dal Futurismo e da ogni forma di avanguardia: La sua è la poesia della quotidianità, i suoi temi di predilezione sono l’amore per la sua famiglia, per Trieste, per la vita, la gioia e il dolore, ma soprattutto l’angoscia legata all’assenza del padre che condusse il poeta a un percorso di terapia con il dottor Weiss, allievo di Freud che per primo portò la psicoanalisi a Trieste.
Teniamolo d’occhio questo poeta poco conosciuto dagli studenti, chissà che quest’anno non faccia capolino fra le tracce della prima prova..
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