Dieci punti: sono quelli che il ministero dell’Istruzione ha deciso di togliere dagli esiti delle tre prove (due scritti e l’orale, tutti confermati) per aggiungerli alle medie di rendimento dell’ultimo triennio. In questo modo, il voto degli esami di Maturità, quindi, dipenderà meno dall’esame e più dal percorso scolastico precedente.
La modifica della bozza dell’ordinanza è stata già consegnata ai presidenti di Camera e Senato per l’acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari, così come ha indicato l’ultima Legge di Bilancio.
Il testo comprende anche le regole della terza media, anche queste molto vicine all’esame “classico”, con due prove scritte (su tre) da svolgere, cui seguirà l’orale finale.
Ancora una volta, il dibattito è concentrato sulla Maturità. Nella prima versione dell’ordinanza, infatti, erano 40 i punti massimi derivanti dal triennio finale; mentre 60 punti, sempre come punteggio massimo, derivavano dalle tre prove d’esame.
Nella nuova versione, vengono attribuiti 50 punti per le tre annualità, dal terzo al quinto, e 50 punti per le verifiche che si svolgeranno dal 22 giugno: 15 punti per ciascuno scritto e 20 per l’orale.
Su questo versante, quindi, dopo il ‘no’ alla tesina al posto della seconda prova scritta, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è venuto incontro alle richieste degli studenti formulate venerdì 4, nel giorno delle manifestazioni, e martedì 8, durante l’incontro con le Consulte studentesche. Non ha avuto seguito nemmeno la presa di posizione, molto critica, del Cspi.
Solo sulla revisione dei pesi della valutazione, aveva fatto intendere il ministro, “si può ragionare”. E così è stato.
Nessuna novità, rispetto alla bozza dell’ordinanza, invece per la seconda prova dell’esame di maturità: sarà decisa dai docenti titolari dell’indirizzo scolastico e che fanno parte delle commissioni d’esame.
I prof proporranno tre tracce sulla base dei documenti, a partire dal portfolio, consegnati da ogni studente nel mese di maggio. E nel giorno del secondo scritto sarà estratta una delle tre tracce predisposte.
Prove scritte che, comunque, sembrano trovare il consenso da parte della maggior parte degli insegnanti, come confermato dal sondaggio svolto dalla Tecnica della Scuola.
Soddisfatti a metà si dicono gli studenti: “è un primissimo passo avanti ma noi chiediamo molto di più: una revisione complessiva dell’Esame di Stato”, ha detto Luca Redolfi, coordinatore dell’Unione degli Studenti.
Redolfi si è detto deluso anche per la conferma del Pcto, le esperienze degli studenti nel mondo del lavoro, che ha un ruolo non indifferente sempre nell’ultimo triennio delle superiori ed incide sull’ammissione alla stessa Maturità: il Pcto è stato bollato dal rappresentante degli studenti come “il simbolo del ruolo passivo della scuola nei confronti del mercato”.
Per gli studenti i Pcto “devono essere ritirati, per riflettere su un altro modo di dare concretezza e praticità alla dimensione teorica dell’istruzione”.
Tra gli studenti c’è poi delusione per “l’inasprirsi delle dinamiche di repressione nei confronti della lotta studentesca”. “Le mobilitazioni non si fermeranno, vogliamo che venga cambiata la scuola nel paese”, hanno detto i giovani.
Mentre una decina di scuole sono occupate a Torino e quattro a Milano, per venerdì 11 è stata organizzata una nuova mobilitazione studentesca in diverse città.
Gli studenti dell’Uds si sentono poi esclusi dall’incontro con le Consulte. E ricordano che dal 18 al 20 febbraio hanno organizzato a Roma gli Stati Generali della scuola pubblica: “un momento storico per il nostro paese, in cui studenti e studentesse da tutta Italia – hanno spiegato – si riuniranno a Roma assieme a realtà politiche e sociali, per ricostruire un nuovo immaginario di scuola”.
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