Le interpretazioni della Tecnica della Scuola sulle prossime prove dell’esame di maturità erano corrette: se i contagi dovessero rimanere sui attuali livelli e soprattutto qualora dovessero ridursi, le verifiche finali con i maturandi in presenza non saranno come quelle della passata estate, quando si sono concentrate in un unico colloquio.
La conferma è arrivata dalla sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia, che il 2 dicembre ha dialogato con gli studenti durante la GDS Academy: la rappresentante del Governo ha detto che “c’è una riflessione in corso con il ministro”.
“L’esame sarà diverso da quello dello scorso anno, ma se la pandemia lo permetterà cercheremo di tornare verso la normalità, verso un esame tradizionale”, ha sottolineato la sottosegretaria grillina.
Sembra prendere corpo l’ipotesi è che si decida per lo svolgimento di una prima prova scritta, che assieme all’orale andrebbe a comporre quindi un esame di Stato finale non molto distante da quello tradizionale (considerando che dal 2019 la terza prova scritta, il cosiddetto quizzone, erano venuta meno).
Floridia, nel corso dell’incontro web in diretta sul canale youtube della Gazzetta, ha quindi ribadito il concetto: “tenendo conto della didattica a distanza e delle carenze che senza colpa di nessuno sono state accumulate, l’esame di maturità di quest’anno sarà modulato rispetto a ciò che sarete in grado di affrontare”.
Nei giorni scorsi, a fare intendere che vi saranno cambiamenti (ma non stravolgimenti) rispetto al 2021, era stato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che aveva detto di avere “in mente una maturità che faccia tesoro di tutto quello che abbiamo vissuto fino ad adesso”, ma anche “che faccia un passo in avanti, anche rispetto agli altri”.
Largo quindi ad una prova scritta? Dal ministro Bianchi, tuttavia, non sono arrivate conferme in questa direzione: “Stiamo lavorando – aveva detto il numero uno del dicastero bianco – facendo tesoro dell’anno scorso e di tutto: faremo passi in avanti, però ascoltando tutti”.
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