Quella di reintrodurre le due prove scritte agli esami di maturità, senza limitarsi, come lo scorso anno, alla sola prova orale. Giusta decisione. Perché più equa, e capace di sollecitare, negli studenti, capacità che sono diverse, perché non è lo stesso limitarsi all’orale e richiedere, invece, anche prove scritte. Diverse competenze, diverse abilità, diverse metodologie.
Quando frequentavo l’università, negli anni settanta, non ho dovuto sostenere nessuna prova scritta. Ricordo bene le proteste dei docenti che si ritrovavano a correggere diversi errori nell’unica prova scritta allora prevista, cioè la tesi di laurea. Cioè, quattro anni di laurea senza scrivere una riga. Dispiace che gli studenti, nel sito Skuola.net, si siano espressi, per il 70%, per la sola prova orale, e che ora protestino. Perché non hanno compreso che la moda dello sconto, del saldo, del compito facile non giova proprio a loro. Non ci può essere una gara al ribasso.
Per cui, se l’esame diventa sempre più facile, allora meglio sopprimerlo. Mentre, se la vogliamo tenere, giusto che metta alla prova la bontà o meno del valore dello studio, il quale è anche fatica, è anche sforzo di ricerca e di comprensione. E la prova provata della bontà di questo lavoro culturale è poi la capacità personale di rielaborazione in diversi modi, compresi quello scritto e quello orale. Una buona notizia.
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