Cari studenti,
le manifestazioni di questi ultimi giorni, con la vostra voce che si è levata fortemente critica nei confronti dell’alternanza scuola-lavoro, oggi chiamata genericamente PCTO (cioè percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), e sulla decisione del ministro Bianchi di reintrodurre gli scritti agli esami di maturità, credo meriti attenzione, compresa una sana discussione sul merito.
Quando, sulla fine degli anni settanta, mi sono iscritto all’università a Padova ho sostenuto tutti gli esami tutti. Ma ricordo bene un docente in gamba che ci disse pressappoco così: “qui sono previsti solo esami orali, ma ricordate che poi dovrete scrivere una tesi laurea alla fine degli studi, sapendo che non siete più abituati a scrivere; mentre, quando uscirete dall’università, per concorsi e progetti vari, sarete chiamati a scrivere, e a scrivere bene. Quindi mi permetto di invitarvi per tempo ad allenarvi non solo a presentare con competenza un tema o un percorso, ma ad imparare a farlo anche attraverso scritti, poi interagendo con i vostri colleghi, perché nella vita e nel lavoro si impara assieme. Le capacità, quindi, sono diverse, tutti utili. Quindi che ne dite se sperimentiamo alcune esercitazioni seminariali in forma scritta?”. E così fu. Un bell’insegnamento didattico e di vita.
Abbiamo poi l’esperienza di scuole e università straniere che prevedono solo i test scritti. E loro stessi, penso qui ai ragazzi Erasmus, ammettono che, invece, non sanno parlare, non sanno presentare bene temi e percorsi con capacità persuasiva, perché i test sono fondamentalmente nozionistici.
Sapendo, infine, che da tanti anni gli esami di maturità in Italia non solo difficili, tanto che i promossi sono il 98% circa, si capisce che qui in gioco non è la promozione, ma la presa d’atto che possono essere ritenuti ancora oggi utili solo se diventano orientanti perché, sulla base di una qualche verifica di capacità e preparazione di base, aiutano alla scelta del dopo, cioè università, ITS o mondo del lavoro.
E’ giusto che ci diciamo anche questo, altrimenti hanno ragione le università, con i loro test d’ingresso in molte facoltà. Ed il fatto che prevedano questi test ci dice che loro stesse considerano inutili questi nostri esami di maturità.
Da vecchio preside, e da presidente di commissione di maturità, vi posso assicurare che è stato avvilente, per voi anzitutto, vedere, lo scorso anno, che un percorso di cinque anni si è esaurito in un colloquio di un’oretta. Non è una cosa seria.
Io credo, invece, che un esame che preveda anche gli scritti sia una cosa giusta, equa, capace di sollecitare in voi capacità che sono diverse, perché non è lo stesso limitarsi all’orale e richiedere, invece, anche prove scritte.
Diverse competenze, diverse abilità, diverse metodologie.
Quando frequentavo l’università, lo ripeto, non ho dovuto sostenere formalmente alcuna prova scritta. Ricordo bene le proteste dei docenti che si ritrovavano a correggere diversi errori nell’unica prova scritta allora prevista, cioè la tesi di laurea.
Dispiace che, nel sito Skuola.net, la maggioranza di voi, per il 70%, si sia espressa per la sola prova orale.
Cioè che la maggioranza non abbia compreso che la moda dello sconto, del saldo, del compito facile non giova proprio a voi, anzitutto a voi.
Non ci può essere cioè una gara al ribasso.
Per cui, se l’esame diventa sempre più facile, allora è meglio sopprimerlo. Meglio una certificazione, come per le lingue.
Mentre, se lo vogliamo tenere, giusto che metta alla prova la bontà del valore dello studio, il quale è anche fatica, è anche sforzo di ricerca e di comprensione, è anche sforzo di adattamento alle difficoltà della vita.
E la prova provata della bontà di questo lavoro culturale è poi la capacità personale di rielaborazione in diversi modi, compresi quello scritto e quello orale.
“Ma non siamo stati preparati, in questi tre anni, soprattutto per la DAD”, ripetono molti di voi.
Non abbiate timore, mi verrebbe da ribattere. I presidenti di commissioni ed i docenti non vivono sulla luna, e sanno la situazione reale. Per cui calibreranno, ve lo assicuro, le prove e gli accertamenti della vostra preparazione.
Infine, un piccolo commento sull’alternanza: vi vorrei dire che, nello spirito del primo articolo della nostra Costituzione, è una delle esperienze che vi può aiutare ad orientarvi nella vita, per cui non limitate a ripetere slogan vecchi. Se volete ne parliamo direttamente, così da dissipare i dubbi. Ovviamente, la sicurezza è uno dei punti decisivi, per voi come per tutti coloro che vivono il mondo del lavoro, come ci ha ricordato il presidente Mattarella.
Anche queste esperienze sono palestra di vita.