I lettori ci scrivono

Maturità 2023, hanno dimenticato Manzoni!

Una prima e rapida scorsa delle sette tracce proposte dal Ministero dell’Istruzione e del Merito ai candidati agli Esami di Stato 2023 induce a qualche riflessione. Per la tipologia A, sono stati prescelti una poesia di Quasimodo, tratta da una raccolta pubblicata nel 1958, in genere non studiata a scuola, e un brano tratto da Gli indifferenti di Moravia, nome assente dall’elenco degli autori inseriti nelle Indicazioni nazionali  per i Licei e delle Linee guida per gli Istituti Professionali e tecnici, che, come si sa, sostituiscono i programmi di una volta.

Il testo di Moravia offre agli studenti uno spunto per riflettere sulla “rappresentazione dei caratteri della borghesia”: a questo proposito, non sarebbe stato più opportuno uno stralcio dall’opera di Pirandello, che gli stessi documenti di cui sopra definiscono “ineludibile”? Stupisce, poi, che nella proposta B1 sia stato prescelto un brano dello storico Chabod incentrato sull’idea di nazione in Mazzini e Cavour. Notoriamente, i due grandi protagonisti del Risorgimento Italiano rientrano nel “programma” del quarto anno e non del quinto, basato, come si sa, sulla storia e sugli eventi del Novecento.

E se proprio si voleva evitare un appiattimento sul XX secolo, perché non cogliere l’occasione di ricordare il grande Manzoni, a centocinquant’anni dalla morte? (Anche il centesimo anniversario della pubblicazione de La coscienza di Zeno è passato inosservato, nonostante abbia segnato una tappa fondamentale nella narrativa del Novecento!).

Ultima osservazione: il Decreto Ministeriale 1095 del 2019, che disciplina il quadro di riferimento per la redazione e lo svolgimento della prima prova scritta degli Esami di Stato conclusivi del secondo ciclo di istruzione, prevede, per la struttura della tipologia A, due tracce che possano coprire due ambiti cronologici dall’Unità d’Italia a oggi: non sarebbe stato, quindi, più consono a quanto sopra un testo della seconda metà dell’Ottocento e un altro del Novecento? Non c’è che da rispondere “Ai posteri l’ardua sentenza!”.

Giuseppe Scafuro

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