Ci esami di Stato si avvicinano, mancano meno di 24 ore alla prima prova scritta di italiano. A tal proposito, riceviamo e pubblichiamo dall’associazione Rete SupeRare un’interessante riflessione sugli studenti con disabilità e la maturità.
Anche domani si darà il via agli esami di maturità, i ragazzi si avvieranno ad un nuovo percorso di vita che li condurrà verso la maturità di vita. Le ansie della notte prima degli esami saranno momenti da ricordare per tanti, ognuno affronterà questo momento a modo suo ma, comunque, è un momento di crescita per i più. Questo momento di crescita per i nostri ragazzi disabili, e per noi famiglie, equivale però ad altro: per la prima volta, in questo tortuoso cammino che, nostro malgrado, la vita ci ha imposto, assume, per la prima volta, in maniera più forte, un altro sapore, cadono per noi le aspirazioni e prende spazio una realtà dura, forte ed a tratti devastante.
I nostri ragazzi più fortunati avranno seguito un percorso didattico per obiettivi minimi e quindi potranno accedere, come i pari, all’università e ad un loro percorso di vita. E gli altri? Cosa ne sarà di quei ragazzi che avendo seguito una programmazione didattica differenziata, non potranno accedere al diploma perché la loro fine dell’esperienza scolastica sarà accompagnata solo da un attestato di frequenza? Quale futuro si prospetta dinanzi a loro? In cosa si tramuta tutto ciò per le loro famiglie?
È finito definitivamente quell’unico ambito di socialità alla pari, è finito un percorso di interscambio continuo e costante con i pari cosiddetti “normo”, si apre per loro un’altra fase della vita e dove la famiglia, per i più svariati motivi ( spesso burocratico-amministrativi) non è riuscita a costruire un “nuovo presente” per questi ragazzi, si apre dinanzi a loro solo un percorso di isolamento e di esclusione dalla società reale, non più costretta ad accoglierli in regime paritetico. Si apre un buio che, malgrado le tante difficoltà, la scuola aveva illuminato. I compagni seguiranno il loro cammino e, forse, resterà nel loro cuore il ricordo di quel compagno o di quella compagna meno fortunati, ma, da domani, la loro quotidianità sarà un’altra e diversa, di spazio per i nostri figli ce ne sarà sempre meno e noi e i nostri ragazzi resteremo nelle nostre 4 mura domestiche, soli, ad affrontare una quotidianità complessa, nel disperato tentativo di iniziare un progetto di vita degno dei nostri figli e rispettoso della loro individualità.
Il nostro “in bocca al lupo” va ai tanti ragazzi maturandi di domani ma il nostro pensiero va anche ai tanti ragazzi ed alle loro famiglie che, da domani, vedranno chiusa ogni porta. Il nostro appello va alle istituzioni, con una richiesta chiara: facciamo in modo che quel progetto di vita individuale diventi reale, leggiamo di tavoli e di incontri sul tema e ci fa piacere ma, forse, è il caso di passare dalla teoria alla pratica e rendere per la prima volta concreto quanto sancito dall’art 14 della legge 328 del 2000 e mai applicato. La legge quadro sulla disabilità è tornata sul tema e i tavoli ministeriali continuano a trattare l’argomento ma le tante famiglie di cui parliamo, mentre la politica parla, studia e discute….restano lì, sole ed abbandonate al loro destino e soprattutto a quello dei loro ragazzi, nel tentativo di individuare possibili soluzioni di fatto, in forma autonoma. Questo uno Stato di diritto, non dovrebbe permetterlo
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