In questi giorni, come da anni ormai, sta tenendo banco una questione: le zone in cui sono stati assegnati i voti finali più alti alla maturità corrispondono quelle in cui sono stati registrati i risultati nelle prove Invalsi più bassi. Come mai esiste questo disallineamento?
Il Corriere della Sera ha intervistato una docente pugliese di latino e greco, che nella sua classe di un liceo classico ha assegnato 4 lodi e otto cento. La sua classe è una di quelle in cui c’è stato un vero e proprio record di voti massimi. Proprio la Puglia è in cima alla classifica con più “cento” e “lodi” di tutta Italia.
La docente ha difeso a spada tratta la sua decisione: “E di cosa ci stupiamo? Il modo in cui noi accogliamo i ragazzi, li curiamo, e come si comportano i prof del Nord, riflette la stessa differenza che c’è tra le città: se pensiamo a come possono essere accoglienti una città come Napoli o altre del Sud nei confronti di tutti, anche quelli che sono tra virgolette diversi, e quelle del Nord che senz’altro sono più respingenti. Noi professori del Sud siamo più accoglienti di quelli del Nord”.
Ma i docenti del Sud sono meno severi? Ecco la risposta della prof: “Non è così: quest’anno poi l’esame è tornato ad essere rigoroso, con le prove scritte e una commissione esterna. Nessun sospetto di ‘aiutini’. Piuttosto, siamo pronti a riconoscere il merito, come ci prescrive il ministero, e a riconoscere un percorso di studi. Abbiamo un modo diverso di valutare e di considerare i punti forti e deboli di uno studente. Non dobbiamo avere il braccino corto, e vedere cosa non manca, ma vedere cosa è stato fatto sulla strada della maturità. Credo che al Nord tengano conto più degli standard che di una didattica concentrata sullo studente, come succede qui al Sud. I docenti hanno un modo diverso di vedere i passi in avanti dei ragazzi e riconoscere i loro passi avanti”.
“Io sono sicura che siamo sulla strada giusta. Dobbiamo stare attenti a curare il percorso dei ragazzi, a seguirli lungo la strada della maturazione, che è lenta. Spesso all’inizio arrancano e poi fanno un exploit, se andiamo a cercare ogni cavillo non abbiamo capito niente di didattica”.
Secondo l’insegnante questo è il modo di premiare il merito: “I ragazzi non pensano ai crediti quando sono al terzo anno, iniziano a pensarci solo all’ultimo anno quando ormai parte dei giochi sono fatti. E allora dobbiamo pensarci noi, individuare quegli studenti che hanno delle potenzialità e valorizzarli: dobbiamo essere lungimiranti, riconoscere le potenzialità e i risultati effettivi. Non solo considerando le loro performance alle interrogazioni e alle verifiche. Uno studente bravo non è solo quello che mi traduce alla perfezione”.
“Non voglio fare confronti, ma credo che noi docenti non dobbiamo fare i castigamatti, ma fare didattica formativa. Non possiamo essere controllori col bastone, tutti gli sforzi vanno sostenuti e valorizzati, altrimenti i ragazzi si scoraggiano. Un cento e lode in più non ci fa essere meno attenti, né ci può far apparire faciloni, siamo solo capaci di considerare la qualità degli sforzi. E le carriere dei nostri ragazzi ci dimostrano che abbiamo ragione”, ha aggiunto, spiegando come deve essere, a suo avviso, la didattica.
E, a dire della prof, i risultati successivi dei ragazzi sembrano darle ragione: “Tutti i nostri studenti premiati da voti alti fanno carriere universitarie splendide, abbiamo riscontri pazzeschi. Alla fine il riconoscimento delle università, non solo baresi, sia chiaro, ma italiane e straniere, sono incredibili”.
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