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Maturità 2024, i consigli di Valditara agli studenti: no al nozionismo, sì alle connessioni dei temi e ai valori della Storia

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Essere “maturi”, conseguire il diploma di scuola secondaria superiore, significa sapere connettere concetti ed argomenti sempre avendo come riferimento i valori tramandati dalla storia: guai, invece, fermarsi al nozionismo. È il senso dell’intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, tenuto giovedì 13 giugno nel corso della trasmissione radiofonica “Giù la maschera” (Radio 1 Rai), condotta da Marcello Foa e dedicata al tema “Scuola un anno dopo: cosa cambia davvero?”.

Nell’inviare “un grande in bocca al lupo agli studenti che stanno per affrontare gli esami di maturità 2024 e” chiedendo di arrivare con “serenità ad affrontare questo esame”, Valditara ha detto che “quello che è importante è l’elasticità di riflessione. Cosa vuol dire? Possedere ciò che gli anni di scuola vi hanno lasciato, aver capito e compreso, saper fare delle connessioni”.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, quindi, ha bocciato a priori “il nozionismo, perché non interessa alla nuova maturità”.

Sollecitato sulla riscoperta dell’insegnamento del latino a scuola, Valditara ha tenuto a dire che con le ultime riforma in atto “da una parte” intendiamo “rafforzare gli istituti tecnico professionali e investito risorse importanti anche nello studio dell’inglese, perché questo è fondamentale, dall’altra parte non dobbiamo dimenticare le radici della nostra civiltà“.

Il titolare del Mim ha quindi fatto riferimento ai “grandi valori: penso per esempio alla buona fede, un valore fondamentale, i romani erano conosciuti come il popolo della buona fede, i valori di umanità e di libertà sono valori che maturano nell’esperienza classica”. Per questo, ha continuato, “dobbiamo riscoprire la storia, riscoprire e rivalorizzare anche la cultura classica perché altrimenti un popolo senza identità, un popolo senza passato, non saprà neanche integrare chi arriva qua”.

A proposito dell’ancora alto numero di allievi che lasciano i banchi di scuola anzitempo, il Ministro si è soffermato sul “30% dei ragazzi stranieri che si disperde, che non continua la scuola, non riesce ad avere una formazione adeguata, vuol dire un terzo dei ragazzi stranieri che non ha futuro”.

Quindi, ha aggiungo, “abbiamo il dovere di includere i ragazzi che partono svantaggiati. La grande battaglia che abbiamo fatto è quella dia ver investito 550 milion di euro per Agenda sud e Agenda nord. Abbiamo scoperto che in alcune scuole della periferia di Milano c’è una dispersione scolastica superiore a quella della Campania”.

A proposito delle accuse ricevute, soprattutto dall’opposizione politica, di avere espresso l’esigenza di introdurre delle classi di potenziamento di italiano e matematica, specifiche per gli alunni stranieri che non conoscono la nostra lingua, Valditara ha dichiarato che in questo modo si è travisata la realtà: “accusare di razzismo chi invece vuole dare loro una conoscenza forte innanzitutto della lingua italiana, significa non aver capito nulla di democrazia, di inclusione e questo è molto grave”.

Infine, Valditara si è soffermato sul tema del bullismo e sul “tema di trasformare le sospensioni: che senso ha se un ragazzo che picchia il suo compagno di banco e si comporta da bullo, lasciarlo a casa per 10 giorni? In realtà oggi gli si fa un regalo, tanto che 60 anni fa i genitori si sarebbero comportati diversamente. Per questo va impiegato in attività di cittadinanza per imparare la solidarietà verso gli altri”, ha concluso Valditara.