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Maturità: a un anno dal titolo lavora solo il 44%

Vita dura per i neo-diplomati in Italia: secondo Alma Diploma, la banca dati fiorentina che ha monitorato gli sbocchi lavorativi e formativi dei diplomati nel 2005, a un anno dal conseguimento del titolo di studio solo il 44% risulta avere un’occupazione lavorativa. Escludendo quelli che si iscrivono all’università, inevitabile quindi che uno studente su due sia pentito del tipo di scuola superiore frequentata. Per i curatori della ricerca si tratta di un dato preoccupante, segnale di un malfunzionamento di fondo nel sistema di orientamento scolastico italiano.

L’indagine, che sarà presentata il 18 aprile Bologna nel liceo scientifico Righi, ha rilevato che i diplomati ad avere più possibilità di trovare lavoro sono quelli che hanno acquisito competenze ben specifiche: il 60% di un giovane che ha conseguito un diploma professionale ha infatti un impiego certo entro pochi mesi dal conseguimento del titolo. Mentre per gli studenti che hanno seguito i corsi di un ginnasio-liceo, investendo nella formazione in solide basi culturali, lo ‘sbocco’ naturale continua ad essere l’università: appena il 25% di coloro che si sono maturati in un liceo ha infatti un’occupazione lavorativa, peraltro quasi sempre di tipo occasionale o precario.

La ricerca ha anche confermato le storiche difficoltà di chi lavora in maniera stabile e studia contemporaneamente: gli studenti-lavoratori sono infatti appena al 12%. Un dato in parte contraddetto da quello, sempre reso noto dall’indagine di Alma Diploma, secondo cui gli studenti che hanno svolto attività lavorative occasionali prima di conseguire la maturità ammontano al 59%. Note sicuramente negative, invece, per quanto riguarda il fronte degli stipendi: i diplomati da un anno guadagnano in media 740 euro al mese. Un dato che corrisponde ad un ridimensionamento del 6,5% rispetto a quelli del 2005: in particolare le retribuzioni sono diminuite del 14% tra i liceali e del 3% tra i tecnici, mentre tra i maturati negli istituti professionali si assiste a un lieve aumento si è registrato un aumento dello stipendio del 2%. Ad una prima lettura dei risultati dell’indagine si potrebbe pensare che ministro Fioroni abbia scelto la strada giusta avallando il progetto, già tramutato in legge attraverso il pacchetto sulle liberalizzazioni, di rilanciare proprio i poli tecnico-professionali. Realizzando un’interpretazione più approfondita dei dati non bisogna però dimenticare che a livello europeo le indicazioni sono sempre più quelle di uniformare, elevandola il più possibile, la formazione della secondarie. Che tradotto significa: anche i professionali dovranno alzare il livello culturale delle materie. In realtà proprio in questi giorni a viale Trastevere, al fine di attuare gli oltre 14 mila tagli in organico previsti dalla Finanziaria, si sta provvedendo a capire quali materie ridimensionare o tagliare per portare il monte orario da 40 a 34 settimanali. La speranza è che si tratti non solo di un mero calcolo per far quadrare i conti pubblici, ma anche di un’opportunità per elevare la qualità dell’istruzione professionale.

Alessandro Giuliani

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