Una storia fantastica di resilienza e coraggio che sono stati premiati: una studentessa di 22 anni fuggita dalla Siria, dove a rischiato la vita, è riuscita a diplomarsi in Italia, in un istituto di Bologna, dopo anni difficili fatti di fatica e sacrifici. Ecco le sue parole, riportate da La Repubblica.
La ragazza, per l’emozione, è scoppiata a piangere durante la prova orale pensando al suo primo giorno di scuola: “Avevo 8 anni, l’età in cui in Siria, il mio Paese d’origine, si inizia a frequentare la primaria. Eravamo tutti nel piazzale davanti alla scuola quando è arrivato un gruppo armato e ha fatto una strage, insegnanti e alunni. Mi sono salvata chiudendomi in uno dei bagni dell’edificio da cui sono uscita solo dopo ore e davanti a me c’era sangue ovunque. Siamo sopravvissuti in pochi”.
È allora che la mamma ha preso lei e i fratellini piccoli, in fuga verso il Libano, un mese di cammino, quasi tutto a piedi. “Era il modo più sicuro per raggiungere le frontiere, le auto venivano fermate”. A leggere e scrivere, in arabo, ha imparato da sola nel campo profughi libanese dove è rimasta cinque anni. “Ai siriani però non è consentito frequentare la scuola in Libano, così ho iniziato a guardare dei video musicali con i sottotitoli, associando le strofe alle scritte che scorrevano sotto”.
Dopo i primi tre anni e l’abilitazione professionale, l’alunna è stata infatti costretta a ultimare il percorso, gli ultimi due anni, alle scuole serali. “Di giorno lavoravo come cameriera, per mantenere la mamma e i miei fratelli, di sera andavo a scuola fino alle 23”. Lunedì finalmente ha dato l’orale, è passata con il punteggio di 60/100. Diplomata. “All’uscita c’era mia mamma, ci siamo abbracciate, ho pianto di nuovo. È il mio capolavoro”.
All’orale ha raccontato la sua storia: “Difficile ma non impossibile” il titolo. Lo ha dedicato alla sua famiglia, ma poi “al sogno della me bambina, che continua a guidarmi con dolcezza e coraggio. E assolutamente a chi mi ha aiutato e mi ha insegnato che chiedere aiuto non significa arrendersi, ma rifiutare di arrendersi”.
Il suo viaggio di maturità saranno due settimane di lavoro in una casa di cura, visto che il suo diploma è in “Servizi per la sanità e l’assistenza sociali”. “Così vedo se è un impiego che mi può piacere”. Anche se il suo sogno sarebbe lavorare con i bambini. “Vorrei iscrivermi all’università, a Scienza della formazione, non voglio fermarmi. Però prenderò un anno di pausa, gli ultimi sono stati veramente pesanti. Ma la mia gioia mi ha ripagato di tutto”, ha detto.
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