Nulla di nuovo sui dati regionali relativi agli studenti che nell’estate in corso hanno conseguito la maturità con il massimo della valutazione e lode annessa. Secondo i dati appena pubblicati dal ministero dell’Istruzione, se l’aumento complessivo dal 3% al 3,4% appare irrilevante, quello che non può passare inosservata è la concentrazione delle lodi in alcuni territori. Quasi tutti del Sud. Una tendenza anticipata dall’iniziativa 100 alla maturità, i cui risultati finali sono stati pubblicati appena ieri.
In assoluto il numero più alto di lodi si è registrato in Campania: su 16.510, oltre 3.000. Seguono Puglia (2.215) e Sicilia (2.117). Praticamente, in queste tre sole regioni si sono concentrate quasi la metà delle lodi assegnate in tutta Italia.
Se invece si considera il numero di lodi assegnate in rapporto però agli studenti iscritti nella regione, il quadro cambia. Ma solo leggermente: la percentuale maggiore si registra in Calabria (6,6%). Seguono Puglia (6,3%), Umbria (5%) e Sicilia (4,8%).
In tutti e due i casi, comunque, le regioni Puglia, Sicilia e Calabria si confermano quelle con un numero maggiore di ragazzi brillanti e che ben fanno sperare per il loro futuro universitario o lavorativo.
Di contro, solo qualche giorno fa l’Invalsi ha prodotto dei dati sulle competenze degli studenti italiani che condensano in quelle stesse regioni la maggior parte dei giovani con minori competenze.
L’Invalsi ha fatto sapere che al termine del secondo ciclo d’istruzione, gli allievi che non raggiungono il livello base in Italiano superano la soglia del 60% in Campania, Calabria e Sicilia.
Inoltre, sempre l’istituto nazionale di valutazione ha spiegato che nell’ultimo anno “in Matematica gli allievi sotto il livello 3 arrivano al 70% in quattro regioni (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna). Sempre nelle stesse regioni non raggiungono il B2 il 60% degli studenti nella prova di reading e l’80% in quella di listening”.
Sarebbe troppo facile gridare allo scandalo. E dire che la contraddizione è evidente. E che quindi l’alto numero di lodi assegnate in Calabria, Sicilia e Puglia sarebbero tutte da verificare, per scoprire che sono frutto di valutazioni di “manica larga” da parte dei loro prof. Riteniamo, infatti, che si tratta di una conclusione tutta da dimostrare. Ancora di più perchè tanti insegnanti del Sud, anche alle superiori, sono in servizio al Nord: quindi, quegli stessi prof “buonisti” in altri contesti territoriali diventerebbero “tirati” nei voti? Non è anche questa una contraddizione?
Vogliamo pensare, invece, che l’alta quantità di lodi assegnate al Sud sia frutto semplicemente del fatto che vi sono effettivamente degli studenti in alto numero meritevoli.
Certo, nelle stesse Regioni Meridionali vi è anche una percentuale di studenti che lasciano prematuramente la scuola (anche con percentuali tre volte maggiori la media nazionale del 13-14%). Come è alta, effettivamente, la quantità di giovani che arrivano al diploma senza competenze adeguate. E allora?
L’ipotesi da vagliare, a nostro avviso, è quindi un’altra: è possibile che gli studenti del Sud siano più diversificati di quelli del Nord, con molti allievi tendenti al massimo e tanti altri invece che non raggiungono nemmeno la sufficienza?
Sempre in base a questa ipotesi, da Roma un su, invece, gli iscritti nelle scuole potrebbero avere un apprendimento più uniforme. E quindi conseguire voti meno altisonanti, ma anche molti meno abbandoni dei banchi o risultati mediocri. Questa tendenza all’uniformità si rifletterebbe pure sui dati, decisamente migliori, relativi alla “dispersione implicita”.
Sarebbe interessante cosa pensino su questa eventualità esperti di scuola, pedagogisti e sociologi: La Tecnica della Scuola si prende l’impegno di approfondire l’argomento: per cercare di comprendere se c’è un nesso tra due fenomeni apparentemente in antitesi.
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