In questi giorni si parla (e critica) molto dell’usanza di svolgere la prova orale degli esami di Stato accompagnati dai genitori con annesso festeggiamento e mazzo di fiori.
Diversi sono stati i commenti di disappunto, tra questi il professor Carlo Braga, per anni preside e ora impegnato negli esami come presidente di commissione, che ha commentato: “C’è un infantilismo generalizzato che colpisce genitori e figli” – CONTINUA A LEGGERE
Ad intervenire sull’argomento è stato anche lo scrittore e docente Enrico Galiano, spezzando una lancia a favore di questi studenti. Ecco cosa scrive il prof.
Mio padre venne al mio esame di maturità. Non c’è stato molto, nella mia vita, anzi per un sacco di tempo non c’è proprio stato, punto. Però quel giorno venne. Era lì fuori ad aspettarmi, in un giorno per me molto difficile (come per tutti). Feci un disastro: conoscete qualcuno che alla maturità ha avuto la brillante idea di litigare col commissario esterno? Salve, eccomi qua. E poi all’uscita, ecco il mio papà. Gli raccontai del casino che avevo fatto, dello scritto di italiano andato malissimo, che ero sicuro di essere stato bocciato. E sapete cosa fece, lui? Mi portò a bere. Alle dieci e mezza del mattino. Non c’era proprio niente da festeggiare, perché avevo fatto meno della metà di quello di cui ero capace. Però avevo fatto tutto quello potevo. Quel ricordo lì, di mio padre, la sua pacca sulla spalla dopo quel brutto flop, è uno dei più bei ricordi che abbia di lui. Di sicuro una delle volte in cui l’ho sentito veramente vicino. Voi non potete sapere le storie che ci sono dietro ogni mazzo di fiori fuori da scuola. Dietro ogni abbraccio, ogni festeggiamento. Non sono quasi mai un “premio”. Il messaggio non è quasi mai “vita facile”, “minimo sforzo”, “cordone ombelicale”. Magari qualcuno sarà fuori luogo, magari qualcun altro sarà deleterio se fatto solo per moda o per facciata; di sicuro essere lì anche durante l’esame può non fare molto bene alla costruzione dell’autostima, all’arte di cavarsela: certo. Chi dice di no. Ma nella stragrande maggioranza dei casi quei fiori fuori da scuola sono solo un modo per dire: ehi, io ci sono. Sono qui in una delle tappe più importanti della tua vita. Molti ragazzi e ragazze della mia generazione, oggi, sarebbero genitori e persone migliori, più empatiche, più serene, se avessero avuto qualcuno lì fuori ad aspettarli il giorno dell’esame. E oggi non ci vedrebbero niente di male di fronte a quello che è, prima di tutto, un gesto d’amore.
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