I lettori ci scrivono

Maturità, gli studenti privatisti non sono di serie B

Sono un’insegnante di scuola superiore, e in quanto tale cerco di mantenermi informata su tutto quanto accade nel mondo della scuola, ancora di più in questo periodo, in cui ci stiamo reinventando un lavoro navigando, diciamocelo, un po’ a vista.

Ho quindi letto subito il decreto legge n. 22 dell’8 aprile 2020, e mi sono soffermata particolarmente sull’ Esame di Stato.

La parola d’ordine sembra ‘derogare’. Si deroga praticamente su tutto, ammissione all’esame, niente scritti se il rientro in aula non avverrà entro il 18 maggio (come sembra ormai certo accadrà), colloquio a distanza. E va bene, siamo d’accordo, il periodo che stiamo vivendo ce lo impone, ma poi arriva l’articolo 7. I candidati esterni. Per loro non si deroga più, a fronte di un’ammissione generalizzata per gli studenti della scuola statale e paritaria, per i candidati che si presenteranno da privatisti l’esame di idoneità deve essere fatto in presenza. Perché? Perché non si può derogare anche per loro e, se proprio non si volesse ammetterli d’ufficio, non si può prevedere di fare un colloquio d’idoneità a distanza? Sono candidati di serie B? Per loro niente, bisogna aspettare che l’emergenza finisca, così questi ragazzi, drop out della scuola che tanto si vanta di essere inclusiva, vengono lasciati in sospeso, a perdere un altro anno, ad aspettare, senza potersi iscrivere ad un’università, senza poter fare un test d’ammissione, non potranno volare verso la vita adulta, come tutti i loro coetanei che finiranno il loro percorso nei tempi ‘normali’.

Ma vi siete chiesti chi sono i ragazzi che si presentano come candidati esterni? Sono ragazzi come gli altri, solo più fragili, che reagiscono alla loro fragilità in moltissimi modi diversi, ma uno dei primi effetti è in genere l’abbandono della scuola. Poi ci provano, anche loro vogliono andare avanti, sono ragazzi intelligenti come gli altri, ma che hanno bisogno di un ambiente circoscritto, in qualche modo un po’ ovattato, per potersi affermare ed uscire dal loro guscio di insicurezze che li ha bloccati e che non ha ancora allentato la morsa. Evidentemente no, per il Ministero questi sono i figliastri, non hanno diritto allo stesso trattamento degli altri. Non sono stati in grado di fare il loro percorso nella scuola statale? Affari loro, noi non li vogliamo, restino pure ancora un po’ di mesi nel limbo, ne riparleremo a fine emergenza. Ma chissà quando finirà? Se fosse settembre potremmo dirci già fortunati, ma intanto un altro pezzo della vita di questi ragazzi svanirà nel nulla, perché non si può, assolutamente no, derogare anche per loro, già da ora bollati come i nostri futuri cittadini di serie B.

Cristina Monticelli

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