Almeno nel Lazio è stato scongiurato il pericolo della carenza di commissari e presidenti di maturità. E anche quello degli esami distanza: all’Ufficio scolastico regionale non risultano defezioni o attivazioni di esami a distanza, nemmeno di studenti maturandi. A dirlo, in diretta televisiva, su Rai Tre Regione, è stato il dottor Rocco Pinneri, giunto all’Usr laziale un paio di mesi fa direttamente dagli Uffici di Gabinetto del ministero dell’Istruzione.
La macchina organizzativa è quindi permesso di superare le problematiche che si ponevano alla vigilia dell’esame in presenza, con il Lazio che veniva considerato tra le regioni più rischio per l’alta possibilità di arrivare ad una composizione “perfetta” delle commissioni d’esame (con un presidente esterno e sei membri interni dell’istituto).
In presenza di rinunce, dovute a casi di docenti a rischio, immunodepressi, con patologie o che hanno presentato semplicemente un certificato medico di malattia, ha quindi funzionato la rete di sostituti, pronti a subentrare, predisposta preventivamente dai dirigenti scolastici. Solo in qualche caso è dovuto intervenire l’Usr.
“Tutte le commissioni del Lazio sono al completo e si sono insediate regolarmente – ha detto il dottor Rocco Pinneri – e a quanto ci risulta non è stato necessario allestire esami a distanza, né con commissari e nemmeno con studenti. La prova orale si svolgerà così come indicato dai protocolli: distanziamento minimo di due metri, mascherina indossata, con facoltà dello studente di toglierla al momento del colloquio, e le ormai solite precauzioni igieniche”.
Al dirigente scolastico è stato quindi chiesto cosa si prevede per il rientro in classe a settembre. Anche su questo versante, Pinneri è stato molto rassicurante.
“A settembre le lezioni riprenderanno in assoluta sicurezza – ha risposto con determinazione Pinneri -. Tutti gli alunni verranno accolti in classe? Assolutamente sì, le lezioni si svolgeranno per tutti in presenza”.
Resta ora da capire dove si svolgeranno: molti istituti della capitale, soprattutto istituti comprensivi e licei, sono stracolmi di iscritti.
Perché le classi della città sono in molti casi più vicine a quota 30 alunni (anche per l’anno prossimo) piuttosto che ai 20-22 indicati nel ddl del M5S che vuole vincere le classi pollaio.
Sarà inevitabile, in questi casi, prevedere quindi delle sedi alternative (anche non scolastiche). Come sarà compito del Comune capitolino, nei prossimi giorni, individuare gli spazi più adatti e adattarli (in tempo record) allo scopo didattico.
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