Categorie: Politica scolastica

Maturità, promosso il 98,5% degli studenti: ecco perché non servono i commissari esterni

Il Miur fa quadrato attorno all’esame di maturità composto da commissari tutti interni al Consiglio di Classe. Dopo le dichiarazioni del ministro Giannini, rilasciate nel corso di un videoforum a La Repubblica, è la volta del sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, interpellato sullo stesso argomento a margine di un appuntamento sulla bioeconomy a Torino.

“Il 98,5% dei ragazzi supera la maturità ormai da diversi anni, questo è segno che una selezione c’è già prima”, ha tagliato corto il sottosegretario. Per poi aggiungere che stiamo sempre parlando dell’esame “finale di un percorso. E chi può conoscere meglio lo studente degli insegnanti che l’hanno seguito?” Toccafondi ha poi anche ammesso che la soluzione senza tre dei quattro membri esterni porterebbe “risparmi stimabili in diversi milioni”.

L’alto rappresentante dell’amministrazione scolastica ha anche toccato altri temi. Come le linee guida proposte dal Governo. A proposito delle quali ha voluto ribadire un concetto: “sulla riforma della scuola sto vedendo delle proteste a prescindere. Stiamo forse perdendo il tema centrale – ha sottolineato Toccafondi – cioè che questa al momento è una proposta che il presidente del Consiglio ha fatto il 3 settembre al Paese. La vera novità è la grande campagna di ascolto che abbiamo avviato rispetto a ciò che il governo propone”.

“Questo per noi – ha aggiunto – vuole essere un perno; solo successivamente sarà possibile elaborare dei testi normativi, per i quali prevediamo l’avvio dell’iter parlamentare nel prossimo gennaio, con l’auspicio di concluderlo entro giugno-luglio, in modo che la riforma possa essere realtà a partire dal prossimo anno accademico”.

Il sottosegretario ha a che tenuto a dire che “le scuole mettono in campo buone pratiche da anni, noi possiamo portarle a sistema. In meno di un mese – ha rimarcato Toccafondi – il Ministero ha ricevuto decine di migliaia di mail. Questo è il segno che di fronte alla scuola gli italiani hanno qualcosa da dire. Anche perché se uno fa un breve calcolo, 9 milioni di studenti più un milione nelle paritarie, più alcune migliaia di insegnanti e il personale non docente, ognuno ha in famiglia un contatto con la scuola. E stiamo scoprendo che c’è molta voglia di partecipare”.

“In particolare – ha aggiunto – arrivano le buone pratiche direttamente dalle scuole. Con il minimo di autonomia che hanno, le scuole in molti casi già le mettono in atto da anni. Ho visto e sentito di numerose iniziative che possiamo portare a sistema. Per esempio – ha osservato – non è vero che scuola e lavoro non possono dialogare, in otto scuole italiane è partita una sperimentazione con Enel che dimostra come il sistema duale tedesco possa avere una patria anche in Italia”.

L’esito e la spendibilità della consultazione sulla ‘Buona Scuola’ non sembra convincere però alcuni sindacati. Secondo Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, “le risposte ai questionari on line devono essere rese pubbliche, non possono restare nelle segrete stanze del presidente del Consiglio e del Miur. Se il governo non rispetta il principio di trasparenza, tanto declamato da Renzi sin dall’inizio del suo insediamento a Palazzo Chigi, la consultazione telematica rischia di diventare una farsa”.

“Manca chiarezza sul numero di visite al sito predisposto dal governo e di questionari compilati perché non ci sono dati ufficiali messi nero su bianco. Le uniche cifre disponibili sono quelle comunicate da Renzi nei suoi video e dal ministro Giannini durante le interviste. Secondo fonti giornalistiche – prosegue Di Meglio – i questionari compilati sarebbero circa 30mila, praticamente un flop se si considera che i cittadini potenzialmente interessati al piano del governo sarebbero 8 milioni tra insegnanti, famiglie e alunni”.

Una sottolineatura, quella della Gilda, che aveva fatto in tempi non sospetti “La Tecnica della Scuola” soffermandosi sul fatto che mentre “alcuni alti rappresentanti del Governo, come il Ministro Giannini, avevano parlato di milioni di interventi” potenziali, “a distanza di tre settimane dell’avvio della consultazione siamo ancora nell’ordine di qualche migliaio” di risposte.

Alessandro Giuliani

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