Il fatto che ancora non si sappia nulla di ufficiale circa le modalità di svolgimento dell’Esame di Stato 2022 è già di per sé grave. Ancor più grave è che verosimilmente tali modalità ricalcheranno quelle del 2021, cioè si tratterà di un esame ipersemplificato.
Penso che il valore formativo delle prove scritte e in particolare della prova di italiano sia riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei docenti e degli Italiani. Né si può ignorare che questa maturità ultralight, se introdotta definitivamente, avrebbe una ripercussione negativa sull’intero percorso di studi superiori: gli studenti, tranne quelli dotati di un’eccezionale forza di volontà, sarebbero infatti psicologicamente dissuasi dall’impegnarsi nello svolgere prove scritte nel corso del quinquennio, anzi temo che gradualmente esse verrebbero sostituite dai test a crocette.
Ritengo altresì sbagliata la scelta della commissione interna, scelta che risponde alla volontà di proteggere i ragazzi, mettendoli al riparo dal rischio di imbattersi in un membro esterno troppo esigente. Ma una scuola che appiana tutte le difficoltà in che modo può preparare alla vita? Del resto, se uno studente è veramente preparato deve poterlo dimostrare anche di fronte a ‘estranei’ e non solo in un contesto protetto.
Io penso che, con questa decisione – che ancora non è stata formalizzata ma che sembra ormai più che probabile – si sia giunti all’esito estremo di un processo di smantellamento dell’istruzione e della cultura iniziato negli anni ’60. Il pensiero pedagogico ‘progressista’, magari animato dalle migliori intenzioni, ha infatti pensato di aiutare le classi disagiate sancendo il principio del diritto al successo formativo. Ci si è dimenticati, però, che non ci sono diritti senza doveri e che un successo formativo che prescinda dall’effettivo merito è solo apparente. Si è pensato che la semplificazione e l’assenza di selezione avrebbero aiutato le classi inferiori, ma in realtà è accaduto esattamente il contrario.
Infine, mi sia consentita una considerazione di ordine generale. Quanto sta avvenendo nel mondo della scuola è legato alla grande trasformazione sociale, politica e antropologica che ha iniziato a manifestarsi nel marzo 2020. Non entro nel merito delle misure di contrasto della pandemia adottate in questi venti mesi, né mi esprimo circa la loro proporzionalità; constato però che è cambiata la gerarchia dei valori: il pensiero filosofico-religioso aveva affermato il primato dei valori spirituali e morali; oggi ci viene detto che esiste solo il diritto alla salute: tutto il resto può aspettare la fine di un’emergenza che probabilmente è destinata a cronicizzarsi. E se l’istruzione è il miglior antidoto contro il dogmatismo e il sonno delle coscienze, faccio notare come in questo periodo coltivare il dubbio e lo spirito critico non sia esattamente ciò che viene richiesto ai cittadini.
Lorenzo Bergerard
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