Ormai nel mondo della scuola quella di ricorrere al Tar sembra essere diventata una prassi. Dalla quale non si sottraggono nemmeno più gli studenti. Uno di questo, Carmelo Sferrazza, 18enne di Castrofilippo, in provincia di Agrigento, alcuni giorni fa si è rivolto al Tar di Palermo perché a suo dire la commissione di maturità del liceo “Antonino Sciascia” di Canicattì, dove ha appena svolto gli esami di Stato conclusivi del quinto anno, lo avrebbe danneggiato nell’attribuirgli un voto inferiore a quello che meritava: il paradosso è che il neo-diplomato ha avuto come votazione 100/100 e quindi alla base del ricorso – che sembrerebbe non aver precedenti – vi sarebbe solo l’ottenimento della lode.
Per raggiungerla, nel ricorso il legale che tutela l’ex liceale ha citato in giudizio il ministero dell’Istruzione, l’Ufficio scolastico provinciale di Agrigento, il liceo “Antonino Sciascia” di Canicattì e la commissione che ha giudicato le prove svolte. In ballo, è bene ricordarlo, non è vi è comunque solo la soddisfazione di aver raggiunto il massimo dei voti: ai quasi 3.000 studenti che ogni anni in Italia si diplomano con 100/100 e lode il Miur assegna anche un premio per il proseguo degli studi, attraverso l’acquisto di libri, materiali, attrezzature ed altro, pari a 1.500 euro.
È bene sottolineare, sin da subito, che salvo improbabili sorprese l’esito del ricorso è destinato a confermare quanto già espresso dalla commissione d’esame. A meno che il giovane non possa provare che questa sia incappata in un errore di calcolo nella formulazione dei punteggi. Ad esempio, nel non aver apposto esattamente i crediti attributi nell’ultimo triennio dal Consiglio di Classe (per la lode servono il massimo dei punti). Oppure nell’aver assegnato un voto inferiore in occasione della terza prova (dall’esito matematico derivante in prevalenza dalla somma delle risposte esatte e non come nelle per le altre verifiche da una valutazione complessiva).
Ora, se il giudice dovesse riscontrare una di queste situazioni, attribuendo la lode un una sede non prettamente scolastica, si creerebbe un precedente dagli esiti pressoché scontati: considerando anche il crescente grado di contestazioni cui sono sottoposti i giudizi espressi dai docenti negli ultimi anni, si potrebbe infatti innescare la voglia di appellarsi al Tar nei tantissimi studenti che ogni anno si sentono defraudati dalla decisioni prese da Commissioni e Consigli di Classe. Che però, in mancanza di errori formali, è bene ricordarlo, a norma di legge esprimono dei giudizi insindacabili.
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