Il 21 giugno prendono il via gli Esami di Stato 2017 che interesseranno circa 505mila gli studenti, 25.256 classi e 12.691 commissioni d’esame.
Il panico e l’attesa, le ansie e le paure nascono dal fatto che per la prima volta, a conclusione di un intero ciclo di studi, i ragazzi si trovano di fronte allo Stato nella forma e nel volto dei commissari che lo rappresentano.
Per la prima volta devono rendere conto della intera loro vita scolastica, degli obiettivi raggiunti e della fiducia che è stata loro accordata dalla società che su di loro ha puntato.
Si chiude anche, con l’Esame di Stato, una fase della vita dei ragazzi, e non solo scolastica, e se ne apre un’altra che in ogni caso, sia che si scelga l’università sia il lavoro, porta alla piena autonomia.
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Il timore per il commissario esterno ha la sua origine forse in questo, mentre lo studente si gioca cinque anni di lavoro in poche prove e per le quali si è preparato senza avere chiari i punti fermi.
La preoccupazione dello studente medio quindi non è controllare di aver capito qualcosa delle proprie materie, ma di imbroccare quelle quattro nozioni che un commissario esterno potrà valutare positivamente.
E se un valore ha l’ esame di Stato svolto in un’epoca incerta, tra aperture all’Europa e chiusure per un’altra umanità d’altro colore, il più importante è quello del riconoscimento del merito di ogni candidato, quando il consiglio di classe è stato serio nei giudizi e corretto nelle valutazioni.
Per questo vorremmo dire ad ogni studente, quando farà la corsa per accaparrarsi l’ultimo posto dove è più facile copiare, di guardare prima giù, verso la coscienza, e poi in faccia i propri insegnanti che difficilmente si faranno abbindolare da una scopiazzatura, mentre assai più facilmente riconosceranno l’onestà di intendi e il buon volere.
E vorremmo pure dire di non dare ascolto agli strateghi di Internet o ai profeti di “Maturandia felix” o alle apprensioni che taluni vogliono a tutti i costi ventilare.
Se un altro valore ha, l’esame di un’epoca incerta, ha pure quello di chiudere per sempre una fase nella vita dei ragazzi: quella della crescita accanto alla giuda di un maestro e anche talvolta di un confidente. E di aprirne un’altra, verso la solitudine delle scelte cresciute con la maturità.
E allora questo esame diventa pure l’inizio di una nuova navigazione, oltre il mito delle colonne d’Ercole della adolescenza, per affrontare l’oceano della vita che, per ciascuno di questi giovani, è mare inesplorato e che purtroppo non sempre porta al nuovo mondo.
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