Anche oggi nulla di fatto nella Commissione Cultura del Senato: in pratica l’esame del decreto e degli emendamenti presentati da tutti i gruppi parlamentari è fermi perché si aspettano le decisioni della Commissione Bilancio che deve a sua volta acquisire anche il via libera della Ragioneria dello Stato.
Fra le proposte di modifica al decreto c’è quella della senatrice PD Vanna Iori riguardante la possibilità per le scuole primarie di usare, anche se solo per quest’anno, non il voto numerico ma un giudizio complessivo.
La proposta servirebbe anche ad accogliere in parte la richiesta di revisione delle norme sulla valutazione e l’abolizione del voto numerico nella scuola del primo ciclo che diverse associazioni professionali (Cidi e Movimento di Cooperazione educativa fra le altre) stanno avanzando da tempo.
A Beppe Bagni e ad Anna D’Auria rispettivamente presidente del Cidi e segretaria nazionale del MCE abbiamo chiesto un commento sulla vicenda
La posizione del CIDI
“Il Cidi – sostiene Bagni – ovviamente si augura che l’emendamento Iori venga accolto. Non è pensabile che, in questa situazione, gli alunni della scuola primaria vengano valutati a fine anno con un voto numerico che non potrebbe in alcun modo dare conto delle molteplici variabili che stanno concorrendo agli esiti degli apprendimenti. Noi pensiamo che almeno per quest’anno la valutazione debba essere di tipo descrittivo e narrativo e finalizzata a parlare più del processo formativo che del risultato finale”.
“Per la verità – aggiunge Bagni – il decreto legge 22 consentirebbe già di derogare alle disposizioni di legge e in particolare a quelle relative alla valutazione finale, ma per ora la relativa bozza di ordinanza non sembra orientata a cogliere questa possibilità.
Se l’emendamento venisse accolto, rivedere l’ordinanza potrebbe essere più semplice. Naturalmente il nostro obiettivo è più ampio: noi chiediamo da tempo che venga rimesso in discussione il decreto legislativo 62 sulla valutazione in modo da cancellare le norme che impongono il voto numerico nelle classi del primo ciclo”.
Cosa ne pensa il Movimento di Cooperazione Educativa
“Da tempo – sottolinea Anna D’Auria, segretaria nazionale del Movimento – gli insegnanti impegnati in una Pedagogia dell’emancipazione (e in questo i docenti che fanno riferimento al MCE sono in prima linea) sostengono la necessità che la valutazione abbia una funzione formativa di accompagnamento, ascolto e autoregolazione del processo d’insegnamento apprendimento”.
“Sono decenni – aggiunge – che Maestri come Freinet, Don Milani, Mario Lodi, Alberto Manzi denunciano quanto invece il voto rappresenti una rinuncia all’educazione. Il voto, infatti, si focalizza sul risultato, classifica, agisce sul sentimento di auto-efficacia delle bambine/i, retroagisce negativamente anche sull’insegnamento inducendo il ricorso a modalità trasmissive. Avevamo conquistato un presidio di democrazia con la legge 517/77 che aveva abolito il voto. Presidio poi perso prima con la Riforma Gelmini nel 2008, poi ancora con il D.Lgs 62/2017 che non ha avuto il coraggio di abolirlo, nonostante il suo richiamo costante alla funzione formativa della valutazione”.
“Oggi – conclude D’Auria – a scuola chiusa e con la didattica dell’emergenza che ha fortemente acuito le disuguaglianze chiediamo alla ministra Azzolina una valutazione senza voto espressa con una breve descrizione delle attività svolte e delle competenze acquisite per ciascuna delle aree disciplinare o gruppi di discipline”.
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