In questi giorni il sottosegretario all’istruzione Faraone ha annunciato lo stop definitivo alla riforma del numero chiuso a medicina, chiudendo un dibattito che il governo non ha mai realmente aperto sul tema della formazione dei medici e dei fabbisogni del sistema sanitario.
“La discussione politica sul tema dell’accesso a medicina è diventata una farsa” – dichiara Riccardo Laterza, Portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – “Veniamo da mesi di politicismi, annunci trionfali seguiti da clamorose marce indietro. È inaccettabile che il Governo pensi di poter prendere una decisione sul tema senza aver mai consultato gli studenti.
Non siamo disposti a tollerare che il tutto si riduca ad una polemica fra parti diverse del Miur, del Governo e dei rettori che sembra più utilizzare strumentalmente il tema del numero chiuso che voler ragionare seriamente di come si supera un sistema fallimentare. Non è più il tempo dei piccoli accorgimenti, serve costruire una proposta complessiva che riveda il modello di accesso ai corsi di laurea e che preveda risorse adeguate per proseguire il percorso formativo e di specializzazione”.
“Rivedere il modello di accesso a medicina non è un vezzo ma una necessità reale degli studenti e del Paese” – incalza Alberto Campailla, Portavoce nazionale di Link – Coordinamento Universitario – “Tutte le statistiche ci dicono che entro il 2018 avremo 22.000 medici in meno, ciononostante le politiche in materia di istruzione continuano a limitare fortemente la possibilità di formarsi in questo settore, sacrificando in prospettiva anche il diritto alla salute assieme a quello allo studio.
La rincorsa in 70.000 per 10.000 posti e la pioggia di ricorsi successiva sono sintomi di un sistema che collassa su se stesso e altro non fa che alimentare business senza curarsi di diritti e bisogni. Ci chiediamo: a chi conviene lasciare tutto com’è?”.
“Le parole di Faraone non vanno nella direzione giusta.” – prosegue Danilo Lampis, Coordiantore Nazionale dell’Unione degli Studenti – “Se positive sono le misure sull’orientamento, anticipato nei tempi e sottratto al privato, assolutamente insufficiente è il miglioramento formale dei test d’ingresso: questo resta di per sé uno strumento incapace di valorizzare le competenze degli studenti.
L’unica strada per noi è quella di mettere da parte il numero chiuso, aprendo una discussione approfondita sui modelli di selezione alternativi al test d’ingresso e sulle risorse necessarie per finanziare strutture, laboratori e reclutamento di docenti per consentire a tutti di poter intraprendere il percorso universitario prescelto”.
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